Oggi “sappiamo” (il virgolettato è d’obbligo) che il virus si è inizialmente manifestato in Cina in pratica fin dall’ottobre scorso, col primo paziente ufficialmente accertato a metà novembre. Ai più parrebbe che di un evento simile dovesse essere data immediata e sufficiente informazione all’intera popolazione del pianeta, proprio in ossequio a quel senso di responsabilità civile che viene chiesto ai cittadini dai governi di tutto il mondo. Ma, così non è stato, ahinoi!
Cosa si può e cosa non si può fare? La gente non ha le idee chiare forse perché nemmeno il governo le ha. E le altre istituzioni? Anche in questo caso, le risposte non sono tutte uguali.
Il Paese si è fermato. A dire il vero, non è stata una frenata brusca; l’andatura era già assai ridotta; ma, fino a ieri, ancora si poteva affermare: “e pur si muove”; oggi, siamo del tutto impantanati.
Si avvicina la scadenza del 30 luglio 2020, data in cui tutti i Paesi membri dovranno avere recepito le norme in tema di distacco transnazionale dei lavoratori, dettate dalla Direttiva UE 2018/957 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 giugno 2018, recante modifiche alla Direttiva 96/71/CE. A tal proposito, il 2 novembre scorso, è entrata in vigore la Legge dello Stato 117/2019 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2018), la quale, al primo comma dell’art. 1, stabilisce che il Governo è delegato ad adottare i decreti legislativi per l'attuazione – tra le altre – anche dell’anzidetta Direttiva UE 2018/957, entro il termine di recepimento citato (30/07/2020).