La Svizzera taglia le tasse sulle imprese.
Per contrastare la fuga delle aziende finite nel mirino dell'Ocse e dell'Unione europea, il Consiglio degli Stati ha approvato con 31 voti a favore e 9 contrari la Riforma III dell'imposizione delle imprese.
Il progetto tende a rafforzare la competitività della piazza imprenditoriale svizzera in previsione dell'abolizione degli statuti speciali per le holding e per le società di gestione, considerati come forme di concorrenza sleale a livello internazionale.
«La riforma mira a preservare l'attrattiva della piazza economica elvetica mediante riduzioni dell'imposta sull'utile (il tasso medio cantonale dovrebbe scendere dal 22 al 16%), e alleggerimenti fiscali per le aziende che investono nella ricerca», ha spiegato la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.
Notare che il 16% resta dentro il limite del 50% dell’imposta italiana (attualmente, al 31%).
Il Consiglio degli Stati ha inoltre deciso di mantenere l'imposizione parziale dei dividendi al 50%, invece del 70% previsto inizialmente.
Modifica che avrebbe consentito alla Confederazione di incassare 100 milioni di franchi e 330 milioni ai cantoni.
Fra i punti centrali della riforma figurano anche i «Patent box».
In quest'ambito, il plenum ha optato per l'idea di scaglionare su 5 anni i primi importi dovuti al Fisco quando un'azienda viene trasferita nel «patentbox».
Così facendo, i Cantoni potranno ripartire meglio il gettito fiscale e le imprese controllare i deflussi di liquidità.
Gli Stati hanno anche deciso di limitare le deduzioni per le spese di ricerca e sviluppo al massimo al 150% degli oneri giustificati dall'uso commerciale.
Questo, per evitare il pericolo di una mancata imposizione e di una marcata concorrenza fiscale tra Cantoni.
Fonte: Italia Oggi