Paolo Soro

Jobs Act – Approvati i primi due decreti attuativi

Il Consiglio dei Ministri ha approvato i primi due decreti attuativi presenti nel Jobs Act relativi ai contratti di lavoro a tutele crescenti e alla nuova ASPI (Assicurazione Sociale Per l’Impiego), ossia l’ammortizzatore sociale istituito dalla Riforma Fornero, che ha sostituito la vecchia indennità di disoccupazione.

Per quanto riguarda la modifica concernente l'articolo 18, in base alle tutele crescenti, i risarcimenti per i licenziamenti economici illegittimi partiranno da 2 mensilità per anno di servizio, con un tetto di 24 mensilità. C’è, poi, l'introduzione di un indennizzo minimo di 4 mensilità, da far scattare subito dopo il periodo di prova, per scoraggiare i licenziamenti facili, atteso che i contratti a tutele crescenti godranno dei benefici fiscali e contributivi previsti dalla Legge di Stabilità appena approvata. Resta confermata la conciliazione veloce, in funzione della quale, il datore di lavoro può offrire una mensilità per anno di anzianità, fino a un massimo di 18 mensilità, con un minimo di due.

Per quanto attiene alla tutela prevista a fronte dei licenziamenti disciplinari giudicati illegittimi, rimane il reintegro per i soli casi di insussistenza materiale del fatto contestato. È stata stralciata dal decreto la clausola c. d.  dell'opting-out, che consentiva al datore di lavoro di potere comunque convertire la tutela reale in un indennizzo monetario. La tutela reale scatterà nei seguenti due casi: se il fatto non sussiste, oppure se è punito con una sanzione conservativa nei CCNL (non si elimina la discrezionalità dei giudici). Inoltre, lo scarso rendimento non è stato inserito tra i licenziamenti economici. Invece, viene esteso lo stesso regime dei licenziamenti individuali anche a quelli collettivi (i quali, peraltro, sono già per definizione licenziamenti economici). Le nuove norme, infine, varranno anche per i sindacati e i partiti.

Le disposizione si applicheranno ai nuovi assunti dal 1° gennaio 2015.

Il decreto legislativo che darà vita alla nuova ASPI, viceversa, è stato varato “salvo intese”; ossia, non è definitivo, posto che debbono essere ancora superati dei problemi di copertura finanziaria per la manovra. Il nuovo ammortizzatore universale per chi perde il lavoro dovrebbe entrare in funzione nel secondo semestre del 2015 e sarà accessibile con sole 13 settimane di contributi. Il sussidio dovrebbe crescere con la durata del contratto (detto appunto a tutele crescenti) fino a 24 mesi, anziché ai 18 previsti dalla Riforma Fornero. L'ammontare massimo non dovrebbe superare il tetto del 1.090 euro mensili (Fonte: Il Sole 24 Ore). Sempre secondo la Testata giornalistica specializzata, l'estensione della platea dovrebbe comprendere la transizione fino a esaurimento dei CO.CO.PRO., nonché i contratti in somministrazione, oltre a tutti i nuovi contratti a tutele crescenti, a prescindere dal settore di appartenenza. In ogni caso, la durata del sussidio verrà legata alla contribuzione pregressa. L'assegno di disoccupazione scatterà dopo l'esaurimento della nuova ASPI. I parametri di reddito per potere usufruire del nuovo ammortizzatore sociale saranno determinati sulla base dell’ultimo ISEE – si veda quanto già pubblicato nel sito:

http://www.paolosoro.it/news/376/Riforma-ISEE-lINPS-emana-la-circolare.html

L’ammortizzatore sarà inoltre legato alla condizione che il beneficiario partecipi ai programmi di reinserimento lavorativo. Non cambierà, invece, lo schema della contribuzione dovuta da datori di lavoro e dipendenti (con un carico per due terzi sui primi e un terzo sui secondi): l'1,30% dovuto per la disoccupazione e l'1,40% per l'Aspi sui contratti a termine.

L’obiettivo dichiarato è quello di incentivare, anche sotto questo profilo, la migrazione dai contratti a termine verso i nuovi contratti a tutele crescenti.

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