Paolo Soro

Dopo la fiducia ottenuta al Senato, si va alla Camera per il Jobs Act

Il Parlamento è chiamato ad approvare una serie di riforme concernenti il mercato del lavoro, le quali includono – tra l’altro – la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, già interessato dalla riforma Fornero. Vediamo, in sintesi, di cosa si tratta.

Il Parlamento è chiamato ad approvare una serie di riforme concernenti il mercato del lavoro, le quali includono – tra l’altro – la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, già interessato dalla riforma Fornero. Vediamo, in sintesi, di cosa si tratta.

Sull’argomento più “spigoloso”, ossia quello relativo alle modifiche dell’art. 18, non esistono ancora certezze. Il maxi-emendamento presentato dal Governo, infatti, prevede che la riforma arriverà con i decreti di attuazione della legge delega. L’unica certezza è che i nuovi assunti a tempo indeterminato non ne saranno tutelati, in quanto soggetti alle tutele crescenti, ancora da definire. L’ipotesi al vaglio dovrebbe essere quella concernente il periodo iniziale da quantificare (tre anni), in cui, in caso di licenziamento ingiustificato, si prevede un’indennità economica. Dovrebbe permanere il diritto al reintegro, ma con diversa tipizzazione rispetto a quella attuale: resta per i licenziamenti discriminatori, solo in alcuni casi (sempre da definire nei decreti attuativi) per quelli disciplinari, mentre sparisce per quelli economici.

Il contratto a tempo indeterminato diventa la forma privilegiata per assunzioni: è allo studio, infatti, l’incentivazione tramite sgravi contributivi per le imprese che assumono lavoratori a tempo indeterminato.

Il Governo, poi, punta a sfoltire e semplificare le attuali forme contrattuali previste, tramite, principalmente, l’abolizione dei contratti di lavoro a progetto (CO.CO.PRO.): solo lavoro autonomo o subordinato.

Con riferimento alle nuove assunzioni, si istituirà il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in funzione dell’anzianità.

Anche per gli ammortizzatori sociali, la legge delega rimanda ai decreti di attuazione del Governo. Le ipotesi principali concernono l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di azienda e dal rapporto di lavoro, e l’eliminazione della C.I.G. per cessazione di attività.

Quanto alla tutela della maternità, questa sarà estesa anche alle lavoratrici sprovviste di un contratto di lavoro standard.

Un aspetto rilevante della riforma è quello attinente al demansionamento dei lavoratori, attualmente vietato in funzione dell’art. 2103 del Codice Civile, oggetto dell’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori. Viene, in pratica, prevista la possibilità di demansionare il lavoratore in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale (fermi determinati parametri oggettivi), senza, però, diminuire la retribuzione dei lavoratori demansionati.

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