Nasce la Zona franca doganale di Taranto (Zfd), costituita presso la locale zona portuale. Giovedì 25 settembre è prevista la presentazione ufficiale nel capoluogo pugliese alla presenza del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Per la prima volta in Italia (in realtà Gioia Tauro è da tempo Zona franca doganale ma l’esperienza non è mai decollata del tutto) viene autorizzata una Zona franca doganale, qualificata come «non interclusa» per un esercizio semplificato delle attività di import/export senza il pagamento di alcun dazio per le movimentazioni condotte nel perimetro, consentendo finalmente al nostro sistema paese di poter giocare una nuova carta sul tavolo della competitività internazionale con le altre nazioni del Nord Europa e del Mediterraneo. Il regime si pone come soluzione «pilota» potenzialmente idonea a qualificare anche un intero distretto (si pensi alla sua replicabilità in aree industriali del Veneto o della Lombardia), semplificando ogni formalità doganale per tutte le aziende di varie dimensioni che hanno usualmente difficoltà a gestire un proprio rapporto doganale negli scambi con l’estero, mitigando gli ordinari oneri burocratici. La Zfd sarà esercitata in modalità non interclusa. Non sarà dunque caratterizzata da vincoli fisici e controlli. Il titolare sarà esclusivamente l’Autorità Portuale di Taranto presso la quale dovranno accreditarsi tutti coloro che vorranno avvalersi del regime comunitario agevolato per la movimentazione di merci estere. Il regime sarà potenzialmente utilizzabile da ogni settore merceologico con la possibilità, per il Porto (e per l’intero territorio) di poter offrire servizi differenziati a supporto delle aziende «depositanti». Una significativa novità nel panorama nazionale che offre opportunità di rilievo per ogni azienda residente o estera che voglia cogliere i vantaggi offerti da una tale «area sospesa». L’esercizio di una Zona Franca, infatti, consente ai soggetti depositanti di poter gestire l’attività di lavorazione e trasformazione delle merci ivi ubicate, senza alcun impatto della fiscalità indiretta nazionale e comunitaria (dazi, accise e Iva). In questo modo, le aree qualificate come Franche possono offrire agli utenti di perimetro vantaggi di competitività assoluta, attraendo investimenti e commesse dall’estero. Si pensi all’impiego che potrebbero farne anche i distretti italiani del tessile o delle calzature. È un’opportunità che è stata ben compresa dai paesi manifatturieri della Ue, diretti concorrenti dell’Italia che ne hanno fatto un proprio cavallo di battaglia. In Bulgaria e Croazia, ad esempio, si contano rispettivamente sette e addirittura 24 diverse Zone franche. La nuova Zfd, percorrendo un approccio preliminarmente già adottato a Gioia Tauro, si pone come regime ibrido, nel quale si sovrappongono la disciplina della Zona franca e quella più snella del deposito doganale. In questo modo, interlocutore unico della Dogana sarà esclusivamente l’Autorità portuale, che potrà condurre la gestione dell’intera area dedicata, esercitando una «contabilità di magazzino» propria del regime di deposito. Il porto di Taranto si pone così all’avanguardia rispetto all’esercizio delle agevolazioni «territoriali» di rango comunitario, ponendosi come Hub alternativo (e competitivo) rispetto ai grandi porti del Nord Europa (Rotterdam, Amburgo) e una delle più interessanti Zone franche del Mediterraneo, per tutte le spedizioni di merci provenienti dal Far east.
Fonte: Italia Oggi