Paolo Soro

Gli Stati Generali dei Commercialisti

Tutti ricordiamo la brillante intuizione di Totò che, in una brevissima espressione, aveva racchiuso uno dei più grandi crucci dell’uomo comune: siamo uomini o caporali?

Tutti ricordiamo la brillante intuizione di Totò che, in una brevissima espressione, aveva racchiuso uno dei più grandi crucci dell’uomo comune: siamo uomini o caporali?

Ebbene, consentiteci di parafrasare il Principe De Curtis: siamo commercialisti o generali?

A cosa servono certe “tavole rotonde” se, ogni anno, governo di qua o governo di là, consiglio di qua o consiglio di là, provvedimenti di qua o provvedimenti di là, la sostanza non cambia di una virgola?

Non siamo contrari allo strumento della diplomazia; anzi, ne riconosciamo appieno l’efficacia in svariate situazioni.

Ma, una volta tanto (così, giusto per cambiare), ci piacerebbe constatare che, alle nuove promesse non conseguano sempre e solo le vecchie certezze.

Staremo a vedere: ci piace giudicare i fatti; i voli pindarici verbali che provengono dai pulpiti non ci interessano.

Quando abbiamo letto il comunicato stampa del CN (oddio, ancora questi stati generali), il nostro primo pensiero è stato un misto tra il patetico e il faceto: patetico, perché non si comprende l’ostinazione nel dar vita a certe pantomime, che certo offrono una bella vetrina ai partecipanti, ma che hanno dimostrato di essere assolutamente prive di qualsivoglia concreta utilità per la professione; faceto, perché non possiamo fare a meno di metterci nei panni di Filippo il Bello, che, là nell’oltretomba, non riesce a smettere di sganasciarsi dalle risate.

Stati Generali dei Commercialisti… beh, c’è un’evidente contraddizione in termini.

Ci piacerebbe tanto conoscere quel cervellone che ha pensato bene di affibbiare un nome simile a un normalissimo evento, organizzato per creare un’occasione di incontro tra i vertici del nostro ordine professionale e taluni esponenti della classe politica.

Vero è che non occorre conoscere la storia per essere considerati degli esperti di marketing.

Peraltro, anche nel mondo “trash” della réclame, esiste una sorta di codice non scritto che impone quanto meno il limite della decenza.

Gli Stati Generali erano propri solo ed esclusivamente della Francia. Che c’entrano con noi?

Sarebbe come se i commercialisti francesi organizzassero a marzo di ogni anno le “Cinque Giornate di Parigi”; o il governo italiano proclamasse il 14 luglio festa nazionale per la presa della Bastiglia (ma manco la pastiglia…).

Oltre tutto, a differenza nostra che, puntualmente, ogni anno, convochiamo questi famigerati “Stati Generali”, i loro creatori francesi non li hanno mai considerati un granché, visto che, in oltre settecento anni, li hanno tirati in ballo solo poche volte, e sempre per recondite e secondarie ragioni attinenti agli interessi privati dei governanti.

Ma, poi, se proprio volete “attingere” a esempi stranieri, sceglietene uno meno malaugurante.

Gli Stati Generali rappresentavano infatti una sorta di (finto) parlamento feudale francese; voluto dal sovrano per dare il contentino al novello “Terzo Stato”.

In realtà, era una presa in giro bella e buona di quella crescente classe sociale che contava meno del due di picche a briscola, ma alla quale bisognava almeno pubblicamente far finta di concedere qualcosa.

Nobiltà e Clero si riunivano per discutere nuovi provvedimenti che avrebbero inciso profondamente nelle tasche del popolo e chiamavano a partecipare la nuova classe sociale, che esprimeva il suo pensiero al riguardo.

Dopo di che, il Re diceva arrivederci e grazie, e faceva come gli pareva e piaceva.

Un momento, aspettate. Mi rimangio tutto. Ma allora aveva ragione l’espertone di marketing: non conoscerà la storia francese, ma quella dei commercialisti italiani la sa a menadito…

comments powered by Disqus
commercialista
top