Paolo Soro

Crisi nuova; pantomima vecchia. E noi alla finestra, come…

Siamo alle solite: aperta l’ennesima crisi di governo per qualche “contentino” giudicato troppo “ino” dai diretti interessati, ...

Siamo alle solite: aperta l’ennesima crisi di governo per qualche “contentino” giudicato troppo “ino” dai diretti interessati, è partito l’abituale tira e molla elettorale tra le due fazioni: quella dei “contro” e quella dei “pro” (il cui suono onomatopeico ricorda una terza fazione, invero quella più numerosa, seppur silente).

L’economia italiana è stata, dapprima, messa a dura prova dal COVID, uscendone non proprio benissimo, come tutti sappiamo. Finita – se non – la pandemia, quanto meno la normativa emergenziale anti-pandemia, ci si è trovati a dover subire le conseguenze della guerra Russia / Ucraina con l’improvvido booster inflazionistico che sta falcidiando famiglie e imprese (specie quelle meno abbienti, come gli economisti insegnano).

Con enorme fatica, cerchiamo tutti di resistere e di andare avanti. Senonché, quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt…

Nel mentre che le due fazioni se la cantano e se la suonano, dando il tutto per tutto pur di non perdere stipendio e poltrona, noi ci riscopriamo sempre più in prima linea per tentare di arginare il fuoco dell’Agenzia, che spara 36 bis e ter a raffica sui contribuenti superstiti, inondando le PEC con avvisi, comunicazioni, note (e chi più ne ha, più ne metta), aventi sostanzialmente l’unico obiettivo di privarci delle agognate ferie (tanto per cambiare). E questo senza considerare l’aggravante della presa in giro consistente nel mettere formalmente a disposizione i nuovi e “semplificati” canali informatici per adeguamenti e risposte, tramite portali che però… ops, si piantano, vanno in blocco, non funzionano e impediscono di agire anche al più volenteroso tra noi.

Ma torniamo ai Barberini.

Come poc’anzi anticipato, il campo di battaglia vede da una parte la fazione dei “contro” capitanata dall’avv. prof. Giuseppe Conte. E qui, il Maestro Manzoni, scriverebbe: Carneade! Chi era costui?

Per riassumerlo in tre parole, di Caio Giuseppe Cesare Conte, potremo scrivere: veni, vidi e… ruppi!

Prima il governo, noto per i comici provvedimenti pandemici che si auto-contraddicevano a ripetizione, e poi condotto alla crisi che ne ha sancito la definitiva conclusione. Dopo, il movimento… “stellato” (si fa per dire), con lo studio e la promulgazione di un nuovo statuto inesorabilmente bocciato in prima battuta dai giudici (ma non è avvocato e professore?), poi definitivamente spaccato in due, sperando vanamente di trasformarlo in araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!

Sul fronte opposto delle barricate, ci sono i dragoni (la c.d. fazione dei “pro”) dello Zar Draghi, che ha la sua idea tutta particolare della democrazia: decide lui, o così o pomì. Volete che il governo prosegua, allora vi impegnate a dire sempre di sì; in caso contrario, che muoia Sansone con tutti i Filistei.

Domanda: ma, il ricatto è ancora previsto come reato, o il codice penale è recentemente cambiato?

Comunque, in tale crescente agglomerato di facinorosi, dobbiamo ammetterlo, per quanto ci mettiamo di buzzo buono, non riusciamo proprio a individuare il capo degli ultras. Gli endorsement si moltiplicano in ogni dove: sindaci e sindacati, politici e politologhi (o presunti tali), retisti e – udite, udite – rettori, comunitari ed extra-comunitari; siamo in attesa della beatificazione vaticana, pronta a dar seguito alle urla di disperazione della folla dei fedeli scesa in piazza che lo vuole: santo subito!

Lui, però, continua a proclamarsi solo un “povero” nonno banchiere, al servizio delle sue nipotine… banche. Cosa che lo rassicura circa la possibilità di raccattarsi uno stipendio o altri benefit post governo. Ma che, viceversa, a noi comuni mortali, non tranquillizza affatto; certe credenziali, francamente, non paiono di sicuro un pregio; semmai, l’esatto contrario.

Legiferare al fine di incrementare le già fin troppo pingui entrate bancarie, anche a costo di depredare il tanto osannato PNRR (altro inequivocabile suono onomatopeico), a scapito dell’ossatura imprenditoriale italiana costituita in massima parte da micro, piccole e medie imprese, non sembrerebbe essere oggettivamente azione commendevole o comunque degna di qualsivoglia plauso.

Ma viviamo in un mondo strano, in cui i parlamentari sostituiscono i valori democratici della repubblica di un tempo, con i loro mezzi-busti di bronzo; senza che gli elettori levino uno scudo (tanto meno una spada), restando inebetiti e ammaliati ad ascoltare il suono di questi novelli incantatori di serpenti.

Talché, nell’immaginario collettivo si sviluppa addirittura l’idea di una classe politica che lavora – anzi – combatte per gli interessi del popolo, per il bene delle famiglie, per far crescere le imprese; anche a costo di rinunciare ai propri privilegi (bestemmia!). Purché, certo, non si parli di uscire dai portoni di governo e parlamento, senza avere l’altissima probabilità di potervi rientrare dalle rispettive finestre.

Questi signorotti, spaparanzati nei loro salotti, contano balle a destra e a manca in quantità inusitate, con quell’espressione di tracotanza stampata nel loro bel faccione, mista quasi a ingenuità, che disvela la prima regola del marito puttaniere: negare tutto e sempre; anche l’evidenza.

E ciò, senza che si riesca a trovare – manco a pagarlo a peso d’oro – un politico con un minimo di coscienza, un giornalista che cerchi di essere almeno parzialmente indipendente, ma, finanche, una qualsiasi singola voce fuori dal coro pronta a rispondere a tono, ossia alla maniera di Cambronne.

Tutto tace… e acconsente. Non è il mondo; è Matrix: pillola rossa o pillola blu?

Il più “felice” di questa nuova crisi di governo, però, è sicuramente Lui, il nostro buon Presidente della Repubblica.

Solo pochi mesi orsono era lì, bello e contento, pronto a lasciare saltellante il Quirinale alla volta della pensione, quando gli sono piovute in casa ciurme di politici e altra simil genia, di fatto obbligandolo a un nuovo mandato, con la promessa che sarebbe stata una passeggiata di salute.

Immaginiamo quale sia il suo attuale pensiero fisso:

-          Ma guarda tu, sta massa di stronzi!

È da dire che, tutto sommato, il popolo degli elettori è parzialmente scusabile se questi soggetti, le cui carenze culturali hanno da sempre lasciato spazio alla furbizia del mentitore, sono riusciti a turlupinare persino un uomo dell’esperienza di Mattarella.

Intanto, fra i due litiganti, il terzo – noialtri Commercialisti – gode… nel senso che ce la prendiamo là dove – di regola – non batte il sole.

Subiamo leggi insulse e indecifrabili; provvedimenti iniqui e ingiustificati. Continuiamo con le nostre battaglie contro i mulini a vento, sperando che, se non il legislatore, almeno qualche giudice rinsavisca un pochino; prenda coscienza dell’abominio normativo partorito pur di trasformare il diritto in una barzelletta asservita a uno Stato, padre padrone. Altro che certezza!

Stiamo dentro i nostri studi; parliamo, scriviamo sui social, facciamo tavole rotonde, ci auto-incensiamo e referenziamo. Ma, in concreto, contiamo meno del 2 di picche a briscola e non possiamo (in qualche caso – ahinoi, bisogna ammetterlo – neppure vogliamo) far niente di niente; come se lo status quo fosse intoccabile.

BEH, NON È VERO!

Bisognerebbe insorgere e non organizzare tavolate; urlare al popolo e non postare storie su Instagram; rivendicare la necessità e la centralità del nostro ruolo. Ma i Commercialisti non scendono in piazza, non protestano davvero; e, alla peggio, quei pochi che potrebbero “fare” qualcosina, ricevono una nuova anelata poltroncina e scavalcano in un battibaleno la trincea.

Tutti gli altri continuano a nutrirsi di speranze: non si sa mai che, per una volta, sia quel che sia, si riesca a cambiare in meglio.

Come suonava quella canzonetta? Aspetta e spera…

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