Paolo Soro

Le mie prigioni, di Soro Pellico

Prima il lock-down. Poi un mese di agosto ostaggio di decreti e circolari. Cambiano gli ingredienti; non il sapore della minestra. I commercialisti restano prigionieri di un governo tiranno che continua a fare i conti senza l’oste.

Prima il lock-down. Poi un mese di agosto ostaggio di decreti e circolari. Cambiano gli ingredienti; non il sapore della minestra. I commercialisti restano prigionieri di un governo tiranno che continua a fare i conti senza l’oste.

E, a proposito di conti che non tornano, annotiamo – giusto per curiosità – l’ultimo ipse dixit del ministro Gualtieri: “Avremo un terzo trimestre di fortissimo rimbalzo e una chiusura d’anno in linea con le positive previsioni del governo”.

Ora, pur riconoscendo che – come noto – l’economia non è una scienza esatta (tanto che gli economisti di tutto il mondo, premi Nobel inclusi, sembrano fare a gara a chi l’azzecca meno), viene da chiedersi dove arriveremo se, anche chi non è (né, è mai stato) uno studioso di economia, anziché fare una doccia di umiltà giusto per togliere quella fastidiosa salsedine che gli ottenebra cervello e cervelletto, si mette a sparare simili castronerie in TV.

Per mero dovere di cronaca, riportiamo l’ipse dixit gualtierano dello scorso febbraio (quando il Coronavirus stava ufficialmente entrando in Italia e il governo decretava le prime famigerate “Zone Rosse”): “Nonostante la battuta di arresto del PIL nell’ultimo trimestre del 2019, ci aspettiamo un fortissimo recupero in questo primo semestre”.

Francamente, anche nelle menti dei più fervidi sostenitori del minestrone (scusate il correttore, intendevamo “ministrone”) qualche legittimo dubbio avrà improvvisamente fatto capolino:

Ci apprestiamo ad affrontare una pandemia chiudendo zone e attività economiche, e il PIL, anziché diminuire, crescerà? Ma… hai visto mai… sarà il nuovo miracolo italiano!

Purtroppo, i miracoli non esistono (o, comunque, dopo l’economia, sono materia off-limits per i neuroni gualtierani), e tutti sappiamo com’è andato a finire il semestre. Non per sembrare volgari e superstiziosi, ma forse sarebbe meglio tastarsi gli attributi ogni volta che questo signore apre bocca.

Per contro, non si può negare che nei palazzotti romani di via XX Settembre, abbia sede una fucina di idee in funzione H/24: senza nemmeno attendere di riscontrare la nuova mancata profezia economica, già si lanciano sul tavolo delle nuove proposte atte a stravolgere l’attuale agenda fiscale. Sarà che “proposte” fa rima con “supposte”, ma la cosa non promette nulla di buono per i contribuenti; i vantaggi – tanto per cambiare – saranno ancora una volta tutti appannaggio delle Casse statali.

Ci riferiamo all’ultima chicca made in Gualtieri (ovviamente, presentata come opera di semplificazione e agevolazione per i cittadini): la proposta di sostituire il calcolo (di giugno) e il pagamento delle imposte (di giugno e novembre), con 12 scadenze mensili (o 4 trimestrali, a seconda del volume d’affari).

Ebbene, da un lato, nemmeno auto-bloccandoci temporaneamente il funzionamento di tutte le sinapsi, riusciremmo mai a comprendere come si possa parlare di semplificazione con riferimento a una norma che impone 12 (o 4) nuovi adempimenti annuali, al posto di uno solo. Da altro lato, considerato che gli acconti si versano su base storica (e, dunque, su un reddito 2020 necessariamente in calo per la stragrande maggioranza delle aziende), è evidente che il gettito erariale atteso, senza questa nuova pensata normativa, potrebbe incominciare a essere incamerato dal Fisco solo nel secondo semestre del 2022 (quel famoso “gettito aspetta e spera” su cui abbiamo già avuto modo di scrivere recentemente). In sostanza, con tale nuova norma, lo Stato incassa prima e i contribuenti, seppure destinati a rimanere a secco di liquidità chissà per quanto tempo, restano fregati. Alla faccia (tosta) dell’agevolazione!

Quindi, cari concittadini, mentre vi state godendo questi meritatissimi giorni di ferie, magari maledicendo il vostro commercialista che vi ha mandato i modelli F24 con le tasse da versare o una noiosa circolare sulle brillanti idee governative, meditate solo un attimo sul fatto che, noi commercialisti, rinchiusi nelle nostre prigioni (rectius, uffici) a studiare simili provvedimenti di legge per darvene corretta informazione, a depositare bilanci e a chiudere dichiarazioni, possiamo solo sbirciare tra le virtuali ma invalicabili sbarre delle nostre finestre, quel sole che vanamente ci invita a godere di spiagge e mari incantati.

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