Bisogna riconoscerlo, sono davvero pochi i casi in cui tutto il popolo italiano si ritrova unito: la nazionale di calcio (quando vince), le code in auto durante esodi e contro-esodi vacanzieri (quando il furbo di turno tenta il sorpasso), e, naturalmente, l’odio contro la pressione fiscale (specie, quando il detestato commercialista invia il modello per provvedere al pagamento del dovuto).
Da qualche tempo, imperversa in ogni dove un non meglio imprecisato individuo che si fa chiamare: escapologo fiscale. Con l’insospettabile compiacenza di pseudo-giornalisti, tutti i media (TV, radio, quotidiani, riviste, Internet e persino il Parlamento – luogo in cui, a dire il vero, i cervelli non pullulano), sono inondati da questo strano figuro che pubblicizza il suo impagabile libro. Già, con la crisi che attanaglia l’editoria, ormai, in Italia, scrivono tutti; conoscere grammatica e sintassi non è più un requisito necessario.
Non passa giorno senza che, accedendo al proprio account Facebook, l’utente non si trovi davanti l’escapologo che reclamizza uno dei suoi preziosissimi 59 segreti. Dobbiamo confessare che, ormai, ci aspettiamo di vedere il suo faccione nei posti più impensati.
Cionondimeno, quello che ci lascia letteralmente basiti è il favore che riesce a ottenere in seno alla res pubblica (nulla a che vedere con gli antichi popoli greci e latini), chi sbandiera in TV dei presunti artifici per pagare meno tasse: passi per il tartassato contribuente, il quale è giustificato se “ignora”; ma, addirittura giornalisti e parlamentari, pare davvero troppo. Comprendiamo bene che talune complicate vicende come quelle concernenti le fattispecie di abuso del diritto, non siano alla portata di tutti; evidentemente, però, l’ignoranza la fa da padrona in seno a molti esponenti anche delle appena menzionate categorie (nel caso a qualcuno fossero ancora rimasti dei dubbi in proposito).
A cominciare dal nome, una persona di normale cultura e buon senso, dovrebbe quanto meno mettersi sul chi vive: “escapologo fiscale” (lo precisiamo solo a beneficio dei meno fortunati dal punto di vista intellettuale), non significa “esperto fiscale”; il termine “escapologia”, in linea con una deprecabilmente abusata moda attuale, è un inglesismo che deriva dal verbo “to escape”, ossia: fuggire, scappare, evadere (ops!). Il dizionario “World Reference” riporta il seguente esempio:
“The prisoners have escaped = I prigionieri sono evasi”.
Pertanto, a stretto rigore etimologico, l’escapologo fiscale non dovrebbe essere qualcuno che si limita a suggerire delle lecite scappatoie in materia tributaria (niente più che innocui trucchetti da mago), ma piuttosto un individuo che tecnicamente indica come (se non proprio, evadere, quanto meno) eludere le regole fiscali.
Ci siamo presi la briga di leggere i suoi 59 “segreti” (mai essere presuntuosi, c’è sempre da imparare da chiunque), fortunatamente, scovandoli su Internet senza essere stati obbligati a buttare dei soldi, grazie al pregevole lavoro:
NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA – Critica ragionata ai “segreti” dell’escapologia fiscale – a cura di: it.discussioni.commercialisti (Usenet Newsgroup), con prefazione del Prof. Alessandro Giovannini, scritto da (come loro stessi, correttamente, si auto-definiscono) “Commercialisti che ci mettono la faccia”… e il nome.
Ebbene, di segreto non c’è proprio nulla (ma questo sarebbe il meno). Il problema – il grossissimo problema – è che, in non rari casi, detti “segreti di Pulcinella” in realtà non sono altro che consigli sbagliati che comporteranno inevitabili accertamenti in occasione di eventuali verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate e persino dell’Ispettorato del Lavoro (talché, il “nostro” starà già provvedendo con la redazione del volume II: “escapologia giuslavoristica”). Alcuni di questi consigli, inoltre, nella migliore delle ipotesi, potrebbero produrre solo un teorico iniziale risparmio in tasse, il quale però, nella pratica, comporterà inevitabili aggravi complessivi di gran lunga superiori, in seguito. Ad abundantiam, poi, non mancano suggerimenti che sconfinano nel penale, configurando possibili ipotesi di reato in capo al contribuente che ardirà metterli in pratica.
Non possiamo, per ovvie ragioni, riportare tutti i 59 segreti in questa sede; consentiteci, però, di citare (sia ben chiaro, senza svelarlo – non si sa mai ci venisse richiesto il pagamento per l’uso non autorizzato del copyright) quello afferente la deduzione fiscale nel bilancio aziendale delle spese sostenute dall’amministratore per gli eventuali servizi personali di accompagnamento fornitigli dalle escort. In qualità di professionisti, infatti, non possiamo fare a meno di domandarci che cosa mai occorrerà attestare nella Certificazione Unica: la negatività al test dell’HIV?
Ci sovviene la scena del film “Un matrimonio da favola”, allorché i protagonisti si recano in un lussuoso bordello di Zurigo e uno di loro esclama:
“Questo è un Paese civile. Se la chiedi, ti rilasciano anche la ricevuta. Non so cosa ci potresti fare, ma te la danno”.
Il film è del 2014, quando, né la visione del Messia dell’escapologia fiscale e né quella dei “suoi” giornalisti apostolici, era ancora apparsa ai fedeli contribuenti. Sembrerebbe, dunque, ipotizzabile che, se i fratelli Vanzina avessero scritto oggi la sceneggiatura, probabilmente, avrebbero rivisto la battuta in questione.
Ciononostante, come dato di cronaca, è doveroso riportare il plauso del profanum vulgus internettiano nei confronti dell’escapologo, autentico benefattore che, con poche centinaia di euro, farà risparmiare molte tasse da pagare; mentre:
“Il mio commercialista, di queste scappatoie, non me ne aveva mai parlato”. E meno male!
Ragazzi, dedursi i costi della escort dal bilancio della società, non ha prezzo. Per pagare l’avvocato divorzista, gli alimenti al coniuge tradito che chiede la separazione per colpa, e per tutto il resto (accertamento fiscale incluso), tranquilli, c’è MasterCard.
Ironia a parte, quest’ultimo pensiero ci fa venire in mente che osannare l’escapologo, nel medio/lungo periodo, potrebbe avere anche i suoi non trascurabili vantaggi. Qui esce fuori l’anima distaccata dell’economista pentito che si limita ad analizzare freddamente le basilari regole della domanda e dell’offerta su cui si regge il mercato (anche quello dei professionisti). Se i contribuenti seguiranno i consigli escapologici, inevitabilmente, si avrà un notevole incremento del contenzioso tributario. E a chi dovranno rivolgersi allora, detti contribuenti, per risolvere i loro problemi? All’escapologo o al commercialista?
Insomma, il nostro codice deontologico professionale impone di attenzionare i clienti relativamente a potenziali turlupinate, miraggi, chimere o magiche alchimie fiscali, suggerite da soggetti senza né arte e né parte, nonché privi di qualsivoglia regola di condotta (tanto meno, polizza assicurativa R. C. professionale), che possa comportar loro degli obblighi di risarcimento, guidati dal mero conseguimento del proprio profitto; nella fattispecie, l’obiettivo interesse finanziario concernente l’incremento delle vendite dell’impareggiabile guida: “to escape from taxes” (titolo inglese). In effetti, ci sarebbe anche il corso di formazione: solo che il preside è privo di un valido attestato didattico italiano.
Poco male, in sfregio alle gloriose tradizioni artistiche e culturale che in passato lo avevano reso famoso in tutto il mondo, oggigiorno, quel furbacchione dell’italiano medio si forma su Internet, ha una specializzazione in tuttologia comparata (scusate il nonsenso), ed è in grado di inventarsi persino l’asino che vola, pur di provare a far soldi sulla pelle della malcapitata e occasionale clientela di turno.
Dopo di che, cari contribuenti, se proprio non volete ascoltare i vostri commercialisti e preferite escapologiarvi (letteralmente: fuggire / scappare / evadere… pur restando fiscalmente residenti in Italia), che dire, noi non possiamo di certo impedirvelo. Il nostro dovere lo abbiamo compiuto. Il monito lo abbiamo lanciato. Vorrà dire che ci limiteremo a farvi la parcella per tutelarvi in Commissione Tributaria fra qualche anno, quando i nodi incominceranno a venire al pettine e il vostro escapologo di fiducia si starà, beninteso, legittimamente, godendo i frutti delle vendite del suo vademecum, sdraiato al sole in qualche spiaggia caraibica.
Vi preghiamo soltanto di postare su Facebook anche il giorno e l’ora in cui darete il via al processo di beatificazione, a cui non vorremmo far mancare il nostro personale contributo per nulla al mondo. Del resto, se coloro che detengono il potere legislativo (rectius, Parlamento), garanti della Fede Pubblica e del rispetto del principio costituzionale concernente la capacità contributiva, delegittimano gli Ordini Professionali deputati alle operazioni di compliance fiscale, e sdoganano chi predica “trucchi fiscali”, il prossimo passo che sembra lecito attendersi non potrà che essere una petizione popolare al grido:
“Santo subito!”
…o, magari: “Santo Domingo!”
* Il testo originale è stato modificato in osservanza alla richiesta dell'esercizio del diritto all'oblio, inoltrata dal soggetto interessato.