Paolo Soro

Concorrenza fiscale sotto supervisione Ue

Sì alla concorrenza fiscale, a patto che la libertà dei trattati non sfoci in una guerra tra imposte. Report di Italia Oggi dal Parlamento europeo.

È necessario incentivare start up e pmi e demandare alla Commissione europea la vigilanza dei furbi del fisco internazionale.

Infine, più che alle aliquote, il tema della tassazione dovrà concentrarsi sulla base imponibile, prendendo in considerazione l'applicabilità di parametri comuni a più stati.

Il Parlamento europeo ha dato ieri il via libera al dossier che condanna i paradisi fiscali e le tecniche aggressive di elusione.

«Il tema della trasparenza fiscale in ambito di corporate tax» ha dichiarato a Italia Oggi l'eurodeputato della commissione industria, Massimiliano Salini (Fi-ppe), responsabile del dossier «è decisamente delicato sotto diversi punti di vista».

Tra i quattro pilastri indispensabili per costituire un sistema equo, «il primo riguarda la necessità di bilanciare adeguatamente la concorrenza fiscale, il che non significa andare contro al tax ruling, ma contrastare fenomeni negativi che possono sorgere dalle libertà che i trattati lasciano agli stati membri».

Per evitare gli abusi legati alla possibilità che le società corporate hanno di attingere dai differenti regimi fiscali, «è indispensabile la realizzazione di un secondo pilastro, quello della base imponibile consolidata».

In un contesto di concorrenza fiscale e alla luce di politiche locali che fanno spesso leva sulla riduzione delle aliquote come propaganda elettorale, «l'idea di avere parametri comuni che permettano di identificare un imponibile omogeneo, costituisce requisito necessario alla corretta concorrenza».

Rileva quindi un terzo tassello, legato al superamento della doppia tassazione (linea sulla quale la Commissione già si sta muovendo in materia di accordi internazionali), che prevede, ad esempio, che al credito d'imposta corrisponda un adeguato metodo di compensazione.

Infine, come ultimo punto di rilevanza, Salini ha azzardato l'idea di costituire zone franche in aree colpite da difficoltà economiche o con limitazioni legate al territorio.

Premettendo la potenziale pericolosità della proposta e la necessità di una supervisione da parte dell'autorità europea, «aree con fiscalità agevolata potrebbero dare nuova forza sia alle piccole medie imprese, sia alle start up, non rilevanti ai fini di accordi fiscali specifici (tax ruling) e che non possono permettersi il lusso di fare turismo fiscale».

Fonte: Italia Oggi

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