Il GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale), denominazione originale: FATF (Financial Action Task Force), in risposta alla richiesta avanzata dai Ministri delle Finanze del G20, ha predisposto alcune proposte di miglioramento afferenti la trasparenza finanziaria e lo scambio di informazioni.
Le valutazioni si sono concentrate principalmente sull'attuazione dei requisiti tecnici in materia di trasparenza dei Paesi. I risultati hanno mostrato alcuni punti deboli, tra cui la mancanza di chiarezza su come potrebbero essere applicati i citati requisiti di trasparenza. Occorre comunque osservare come molti Paesi abbiano messo in atto quadri giuridici solidi che richiedono a tutti i soggetti coinvolti la raccolta delle informazioni concernenti la proprietà effettiva dei loro clienti (beneficial ownership).
Nel 2012, il GAFI aveva già provveduto a rafforzare la propria policy sulla proprietà effettiva, per fare maggiore chiarezza in merito a quanto i Paesi dovrebbero garantire riguardo alle informazioni disponibili. Le nuove norme erano state pensate per distinguere chiaramente tra le informazioni di base relative alla proprietà (soggetti nominali e società fiduciarie), e le informazioni concernenti gli effettivi beneficiari (persone che detengono l’effettivo controllo). Avere informazioni accurate su una persona giuridica o istituto giuridico è un prerequisito fondamentale per l'identificazione dei titolari effettivi finali; ma ovviamente ciò richiede una cooperazione internazionale tra tutti i Paesi coinvolti. In totale, sono 198 le giurisdizioni che si sono impegnate in tal senso.
Successivamente (nel 2014), il GAFI ha rilasciato una guida operativa sulle regole concernenti trasparenza e beneficiari effettivi. Detto documento fornisce delle istruzioni operative su come accedere alle informazioni, stabilendo, nel contempo, le procedure relative alle richieste da inoltrare.
Come riferito al G20, lo scorso mese di luglio 2016, il GAFI ha identificato alcune sfide significative di implementazione in merito specialmente alle problematiche connesse con l’individuazione degli effettivi beneficial owner.
Attualmente, il GAFI opera delle fondamentali valutazioni Paese per Paese, al fine di accertare se, come naturale processo di follow-up ai propri documenti emessi, i governi abbiano attuato le necessarie modifiche normative interne, onde consentire la regolare applicazione pratica delle disposizioni raccomandate nei vari report predisposti dal GAFI. Ebbene, su un campione di nove Paesi verificati, solo due si sono dimostrati sufficientemente compliance sulla base dei requisiti richiesti dal GAFI.
Le principali carenze riscontrate concerno i seguenti punti:
- Accuratezza insufficiente e scarsa accessibilità alle informazioni di base relative alla registrazione delle società;
- Non rigorosa attuazione delle operazioni di adeguata verifica della clientela da parte dei soggetti preposti alla registrazione della proprietà effettiva, i quali si limitano a indicare come beneficial owner, gli agenti, gli avvocati, i commercialisti e persino le società di servizi;
- Mancanza di sanzioni per le imprese che non provvedono ad aggiornare le informazioni presenti nei registri nazionali, o comunque a conservare ogni dato e notizia in merito ai propri azionisti.
- Ostacoli alla condivisione delle informazioni previsti dalle policy domestiche, come le leggi sulla protezione dei dati e sulla privacy, che impediscono alle Autorità competenti di ottenere un accesso tempestivo e adeguato alle informazioni sulla proprietà effettiva.
I partecipanti al vertice di aprile hanno lamentato l’utilizzazione distorta che viene fatta su larga scala delle società di capitali, con la conseguente necessità di rafforzare i controlli a tal proposito.
L’analisi svolta dal GAFI dimostra che non si pone un problema di carenza di normative a livello internazionale, quanto piuttosto di insoddisfacente applicazione di tali norme da svariate giurisdizioni nazionali, incluse non poche appartenenti al G20.
Diventa, quindi, imperativo che i Paesi attuino pienamente ed efficacemente le norme GAFI, al fine di colmare le lacune ancora esistenti nei loro sistemi nazionali, specialmente per quanto riguarda l’identificazione dei proprietari effettivi delle persone giuridiche.
Come noto, il mandato di base dettato dal Global Forum è improntato sul miglioramento dello scambio di informazioni e sul connesso grado di trasparenza degli Stati, tramite un processo di peer review. La svolta fondamentale sta nel passaggio dalla situazione attuale (fino al corrente anno 2016) in cui ci si limita allo scambio di informazioni su richiesta, alla prevista nuova procedura concernente la costruzione degli standard per attivare lo scambio di informazioni automatico, adottato dal Global Forum; standard informativi che incorporano anche la definizione di beneficial ownership stilata dal GAFI, e impongono agli istituti finanziari l’indispensabile adeguata identificazione di tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, controllano dei conti finanziari.
Nonostante le regole dettate dal GAFI forniscano un framework solido per garantire che le informazioni sui proprietari effettivi pervengano in modo adeguato, preciso e tempestivo nella disponibilità delle Autorità competenti, tuttavia, i risultati del processo di peer review mostrano che molti Paesi non riescono ancora a realizzare efficacemente quanto necessario al riguardo. Per questo motivo, il GAFI opererà sulle seguenti proposte di rafforzamento per l’applicazione delle norme internazionali esistenti in materia di trasparenza e di proprietà effettiva.
- Assicurarsi circa l’efficacia e il progressivo costante miglioramento dei processi di follow-up, peer review, in modo tale da consentire alle giurisdizioni coinvolte di velocizzare la completa applicazione delle regole GAFI. Dalle attività di verifica svolte, infatti, è risultato di fondamentale utilità il processo di peer review tra Paesi, al fine di raggiungere il livello finale di trasparenza indicato dal GAFI.
- Fornire chiare e coerenti raccomandazioni ai Paesi, su come sia possibile migliorare l'attuazione pratica delle regole del GAFI, anche durante i processi di valutazione. Occorre tenere conto del fatto che, non solo il GAFI, ma anche il Global Forum è un organismo preposto a valutare l’efficacia dei requisiti fissati in merito alle problematiche dei beneficial owner. E, oltre tutto, non sempre le differenti segreterie dei citati due enti, lavorano in perfetta simbiosi. Si pone, dunque, un problema di chiarezza delle indicazioni che i Paesi interessati devono ricevere.
- Migliorare (conseguentemente a quanto appena visto nel precedente punto 2), la cooperazione tra il GAFI e il Global Forum, per garantire ulteriormente la coerenza e il reciproco rafforzamento del lavoro, al fine di migliorare il livello di trasparenza delle informazioni relative alle beneficial ownership, anche fornendo eventuali esemplificazioni pratiche: come garantire l'accuratezza delle informazioni sulla proprietà effettiva contenute nei registri delle imprese; come abilitare lo scambio di informazioni sugli effettivi proprietari, tra autorità fiscali e di polizia, in entrambe le direzioni.
La segreteria del GAFI ha recentemente eseguito un’accurata ricerca sull’uso distorto delle società di capitali, al fine di inserire degli ostacoli all’individuazione degli effettivi proprietari. Questa analisi permetterà di identificare le questioni prioritarie in cui può essere necessario un ulteriore lavoro. A tal proposito, verrà valutata anche la necessità di una piena cooperazione tra GAFI e Global Forum.
Tutto quanto sopra specificato costituisce oggetto di discussione del corrente meeting di ottobre.
Nel frattempo, la segreteria GAFI proseguirà le discussioni tecniche con il Global Forum sulle questioni relative allo scambio di informazioni relative alle proprietà effettive per fini fiscali, onde garantire una comprensione comune delle norme GAFI in tale specifico settore.
Per altro verso, il GAFI non cesserà il monitoraggio delle misure adottate dai Paesi per colmare le lacune nei loro sistemi nazionali e migliorare l’efficacia delle loro azioni. Molti Paesi hanno già messo in atto adeguati quadri giuridici. Purtuttavia, l’ulteriore miglioramento di queste misure dal lato pratico, rimane un obiettivo fondamentale. Appare, difatti, evidente che le sfide operative per prevenire l’uso distorto dei veicoli aziendali, possono essere affrontate solo dai singoli Paesi al proprio interno.
Per questo motivo, il GAFI ha predisposto la seguente proposta per i rappresentanti del G20:
L'emissione di un impegno pubblico da parte dei membri del G20 per soddisfare le norme del GAFI in merito a tutti i problemi concernenti l’identificazione della proprietà effettiva.
Sempre a parere del GAFI, i membri del G20 dovrebbero dare l'esempio, assicurando che vengano adeguatamente applicate le varie regole indicate, che possono essere così riassunte:
I) Attuare in maniera piena ed efficace le norme del GAFI concernenti trasparenza e proprietà effettiva, senza ulteriori ritardi.
II) Monitorare in modo efficace il lavoro dei c. d. gate-keeper (inclusi agenti, avvocati, commercialisti e società di servizi), al fine di fare loro rispettare tutti i requisiti relativi all'identificazione della proprietà effettiva, e all'arresto di quelli che facilitano l'uso improprio delle strutture societarie.
III) Promuovere azioni a livello nazionale e globale per affrontare gli ostacoli ancora esistenti alla condivisione di informazioni (a esempio, la revisione della protezione dei dati e le leggi sulla privacy).
IV) Mettere in atto tutte quelle attività volte a facilitare la condivisione tempestiva delle informazioni di base sulle beneficial ownership a livello nazionale e internazionale, garantendo che tali dati siano accurati e in continua implementazione.
Questi propositi GAFI, francamente, non ci piacciono: arrogarsi il diritto di intromettersi a tutti i livelli nella vita privata di ogni cittadino (con conseguenze spesso irreparabili), non può trovare concorde alcuna persona ragionevole.
La nostra personale opinione – per quel che può valere – è che non possa mai venir meno un naturale equilibrio tra i potenziali pericoli per la collettività causati da determinati comportamenti illeciti, e le misure che si intende adottare per risolvere tali problematiche, punendo adeguatamente i colpevoli.
Orbene, laddove si ipotizzino delle azioni che, sostanzialmente e innegabilmente, abbiano come inevitabile conseguenza quella di privare i cittadini indistintamente (colpevoli e innocenti), delle loro principali libertà naturali, tali azioni non potranno in alcun caso essere giustificate, né accettate. E ciò, chiunque sia che abbia partorito questi provvedimenti (GAFI, G20, Global Forum, OCSE o entità divina).