Messa sotto pressione dalla comunità internazionale, Panama ha deciso di dare un segnale ufficiale di impegno nella lotta all'evasione, aderendo alla convenzione Ocse per lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale.
"Stiamo assistendo a un movimento inarrestabile verso la condivisione di informazioni, sulle basi di un singolo standard comune sviluppato dall'Ocse e supportato dalla comunità internazionale", ha commentato in una nota il segretario generale dell'organizzazione parigina, Angel Gurria, rimarcando però che "gli impegni politici devono essere trasformati in realtà pratiche, con l'implementazione degli standard e il reale scambio di informazioni".
Con l'odierna adesione di Panama, arrivata insieme a quelle del Bahrain, del Libano e di due Stati insulari del Pacifico, Vanuatu e Nauru, sono 101 le giurisdizioni che hanno aderito alla convenzione Ocse.
Di queste, 55 si sono impegnate a cominciare gli scambi di informazioni già dal prossimo anno, e 46 dal 2018.
Nel primo gruppo ci sono, tra gli altri, i principali Paesi dell'Eurozona, Italia, la Gran Bretagna e i suoi territori controllati (Guernsey, Isole Vergini britanniche, Isola di Man), San Marino, l'India e il Sudafrica.
Nel secondo spiccano invece Aruba e Sint Maarten, due delle tre Antille olandesi, la Svizzera, la Cina più Hong Kong e Macao, la Russia e Singapore. Grandi assenti gli Stati Uniti.
A questo punto, la tenue speranza è che la nascente Convenzione Italia – Panama venga opportunamente modificata secondo gli standard OCSE, considerato che il modello convenzionale appena ratificato dall’attuale disegno di legge è quello, di fatto, predisposto nel lontano 2010, sulla base del generico schema di trattato ipotizzato dall’ONU (quindi, con rilevanti differenze proprio in tema di scambio di informazioni, oltre che di stabile organizzazione e ricorso alle procedure MAP per l’’individuazione della residenza fiscale).
Infine, occorrerà attendere, assumendo le promesse panamensi (dati alla mano, degne di quelle dei peggiori “marinai”) con ogni doverosa cautela, onde verificare che il comportamento di Panama si dimostri nella pratica concreta effettivamente rispondente a quanto ufficialmente dichiarato in sede internazionale OCSE, posto che non sarebbe la prima volta che il governo panamense fa certe affermazioni per pura convenienza politica del momento, salvo poi fare retromarcia una volta arrivati al dunque.