Un bazooka da 400 miliardi per dare liquidità alle imprese? L'operazione annunciata in pompa magna dal premier Giuseppe Conte, come la più imponente mai realizzata, è in gran parte un'operazione virtuale. Di soldi veri ce ne sono sì e no un paio di miliardi. Un'operazione evanescente, se confrontata con quello che stanno facendo altri paesi che realmente, senza procedure burocratiche, stanno mettendo i soldi nelle tasche di cittadini e imprese. Evidentemente non si poteva fare di più, ma forse non era il caso nemmeno di costruire un'operazione mediatica colossale, che finisce per aumentare la frustrazione del paese. Molte banche hanno segnalato infatti che, dal giorno dopo la conferenza stampa di Conte sul decreto legge liquidità, sono state subissate di telefonate di cittadini e imprenditori che chiedevano credito agevolato e alla risposta, inevitabile, che le procedure non sono ancora pronte, che l'Europa deve ancora dare il suo consenso, che non tutti ne avranno diritto, molti non l'hanno presa bene. Si sono avuti casi di vetrine delle banche mandate in frantumi o di gomme delle auto dei dipendenti tagliate per rabbia e frustrazione.
La distanza tra ciò che la politica ha voluto far credere e ciò che è in grado di realizzare è stata troppo elevata. Così come la distanza tra i mezzi resi disponibili e i bisogni reali del paese.
Infatti, i famosi 400 miliardi sono in realtà 200, perché i 200 miliardi di crediti all'esportazione ci sono sempre stati, o meglio sono la cifra massima che può essere garantita dalla Sace. Quindi sbandierarli come una conquista è decisamente fuori luogo. Degli altri 200 bisogna ricordare che si tratta di un ammontare massimo di credito che può essere garantito da Sace, ma non è detto che sarà realmente tutto erogato. In ogni caso i tempi non saranno brevi, si parla di mesi, non di giorni o di settimane, e nella maggior parte dei casi l'erogazione è subordinata a condizioni ben precise e all'esito positivo delle istruttorie degli enti erogatori. Per chi è già in crisi di liquidità i soccorsi rischiano di arrivare in ritardo.
Anche perché in questo momento le banche sono sotto organico e la maggior parte dei dipendenti lavora in smart working, causa coronavirus, quindi con una capacità di risposta certamente inferiore rispetto al normale. Anche se bisogna dare atto ad Abi di aver emanato la prima circolare attuativa in tempi record, quasi contestualmente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Liquidità.
E poi non bisogna dimenticare che comunque si tratta di prestiti, che dovranno essere restituiti in tempi relativamente brevi e che avranno come risultato immediato per i prossimi anni un aumento dell'indebitamento medio delle imprese italiane, quindi una struttura produttiva più fragile dal punto di vista finanziario.
Ciò non toglie che nel decreto Liquidità ci sono anche misure importanti, soprattutto per piccole imprese, lavoratori autonomi e professionisti, in particolare il cosiddetto credito automatico, fino a 25 (venticinque) mila euro o fino a un quarto del fatturato, che dovrebbe essere erogato senza alcuna istruttoria e in tempi piuttosto rapidi. Buone notizie anche per i lavoratori autonomi ai quali sono stati riservati 30 miliardi di liquidità agevolata (con garanzia Sace al 100%) in aggiunta all'accesso al fondo garanzia Pmi, già concesso dal decreto legge Cura Italia.
I lavoratori autonomi si trovano quindi con doppia possibilità di sostegno alla liquidità agevolata: cioè niente istruttoria bancaria e le procedure burocratiche ridotte all'osso. Anche in questo caso è necessaria però l'autorizzazione da parte della Commissione europea per poter dare avvio alle procedure.
Fonte: Italia Oggi