Il flusso dati, anche fiscalmente non rilevanti, delle fatture elettroniche verso l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanze è sproporzionato. Nel biennio 2016-2017 sono stati effettuati rispettivamente 121.849 e 163.330 accertamenti nei confronti di contribuenti Iva a fronte di circa 4,7 mln di soggetti che hanno presentato la dichiarazione Iva. Inoltre c'è il rischio di attacchi informatici e le misure per proteggersi da questi attacchi dovrebbero essere previsti con norma di legge e non con provvedimenti amministrativi. Il garante sulla privacy, Antonello Soro, punta il dito sui pericoli dell'eccesso di dati insito nei controlli automatizzati e nell'analisi rischio contenuto nella manovra di bilancio 2020 e lo fa con una memoria depositata in commissione finanze della camera sul decreto fiscale.
La norma, si legge nel documento depositato ieri, «estende tanto l'oggetto della memorizzazione quanto l'ambito di utilizzazione dei dati di fatturazione senza peraltro escluderne alcune categorie quali i dati non fiscalmente rilevanti o quelli inerenti la descrizione delle prestazioni fornite sulla proporzionalità della cui archiviazione il garante aveva espresso perplessità».
Il garante ritorna, dunque, su un concetto già espresso all'epoca dei provvedimenti sulla fatturazione elettronica. In mano al Fisco finiscono dati non fiscalmente rilevanti, come dati idonei a rivelare lo stato di salute, la sottoposizione dell'interessato ai procedimenti penali. Nella memoria si evidenzia che sono emesse circa 2,1 mld di fatture che contengono dati che individuano beni, servizi ceduti e descrizione delle prestazioni. Non solo, nelle fatture c'è una miniera di informazioni relative ad esempio ai rapporti tra cedente e cessionario riferiti anche agli sconti applicati, le fidelizzazioni, le abitudini del consumo oltre a informazioni imposte dalle normative di settore.
Il garante osserva che «la previsione di un obbligo di memorizzazione (e potenzialmente anche di utilizzazione) di dati personali sproporzionato, per quantità e qualità di informazioni, rispetto alle reali esigenze perseguite renderebbe, infatti, la norma illegittima per contrasto con il principio di proporzionalità del trattamento dei dati».
Rifacendosi anche alla giurisprudenza della corte di giustizia europea sul punto il garante chiede che in sede di conversione del decreto legge si vagli l'effettiva necessità dell'archiviazione integrale dei dati di fatturazione per la durata prevista, per la realizzazione delle varie attività di indagini, nei settori tributario ed extra-tributario. E chiede di valutare se al posto della memorizzazione non si possa individuare un'altra tipologia di misura altrettanto efficace ma meno invasiva, come ad esempio l'oscuramento dei dati non rilevanti presenti in fattura.
Fonte: Italia Oggi