Paolo Soro

CFE, le policy dei consulenti delle Amministrazioni fiscali europee

Il board e le commissioni tecniche della CFE, lo scorso 12 luglio, hanno trasmesso alle istituzioni europee un parere tecnico relativo alle priorità delle policy per i consulenti delle Amministrazioni Fiscali Europee riguardo al mandato 2019-2024, raccomandando fortemente: una Carta comunitaria dei diritti del contribuente, una normativa tributaria chiara, una reale semplificazione degli adempimenti e un’amministrazione fiscale affidabile.

Sotto la definizione di “imposizione fiscale dell’economia digitale”, stiamo assistendo al cambiamento probabilmente più radicale nel disegno e nel modus operandi del sistema di fiscalità internazionale. Le definizioni attuali dei modelli di business digitale diventeranno probabilmente superate in breve tempo. Come evidenziato nella presentazione della CFE alla consultazione pubblica OCSE sulle sfide fiscali dell’economia digitale, emerge che un nuovo modello di fiscalità internazionale sarà richiesto per creare nuovi metodi operativi transnazionali di imputazione dei profitti: nuovi strumenti legali, linee guida e ampio consenso multi-giurisdizionale. Inevitabilmente, si riproporrà in particolare la questione della doppia imposizione.

In assenza di un approccio comune, stiamo assistendo a un panorama di fiscalità internazionale sempre meno coordinato, che consiste in azioni unilaterali assunte dai Paesi in totale autonomia. Tali azioni comportano un disallineamento della base imponibile internazionale che produce una doppia imposizione e oneri di adeguamento significativi per le imprese. Di conseguenza, tali azioni soffocheranno l’innovazione e la crescita economica. Una visione di lungo termine sembra allora appropriata per valutare il complesso delle questioni BEPS restanti.

All’interno dell’UE, una serie di misure normative anti-BEPS sono state introdotte, quali le direttive ATAD, che riducono significativamente gli incentivi per lo spostamento della base imponibile mobile in giurisdizioni con aliquote inferiori. In prospettiva UE, questo è specialmente il caso in cui iniziative di policy quali l’introduzione delle regole CFC sono predisposte per ottenere il medesimo obiettivo della nota “regola di inclusione” del reddito OCSE. In aggiunta, gli obiettivi UE (così come indicati nella black-list delle giurisdizioni non cooperanti su questioni fiscali), sono mirati all’aumento della trasparenza e all’adozione delle misure anti-BEPS.

La CFE ritiene che un limite de minimis dovrebbe essere considerato in relazione alle proposte di antierosione della base imponibile internazionale per impedire che queste regole diventino una barriera allo sviluppo delle aziende, all’innovazione e ai nuovi mercati. Detta questione risulta particolarmente critica, considerando il rischio di aumento di spostamento dei profitti da parte di grandi aziende multinazionali di particolari dimensioni; non di PMI o aziende emergenti.

In qualità di consulenti fiscali, a esempio, non ci piacerebbe assistere a proposte che continuano a mettere pressione sull’attuale modello del transfer-pricing. Qualsiasi disparità nell’implementazione di proposte di aliquote fiscali minime produrrà inevitabilmente una doppia imposizione nei casi in cui i Paesi fallissero nell’elaborare e coordinare la loro normativa interna.

I risultati di un’aliquota minima internazionale differirà significativamente a seconda del modello prescelto: “approccio giurisdizione per giurisdizione”, contro “approccio aliquota media”. Pertanto, le complessità nell’impostare un’aliquota fiscale minima in un contesto internazionale non devono essere sottostimate: da un punto di vista tecnico, sarà molto complesso e come tale richiederà sforzi significativi da parte dell’OCSE e delle giurisdizioni, per assicurare una stretta coordinazione internazionale.

CFE Tax Advisers Europe è favorevole a una risposta di policy internazionali coordinate sulle questioni che sorgono dalla digitalizzazione in maniera da porre rimedio alla frammentazione del Mercato Unico, e al rischio di doppia o multipla imposizione. Perciò, la CFE supporta con forza un lavoro collaborativo verso una riforma a prova di futuro di lungo termine del sistema di fiscalità internazionale, che affronti le sfide fiscali della digitalizzazione dell’economia.

Dato il tasso di trasformazione dell’economia globale, le soluzioni devono concernere una vision di lungo periodo, capace di tenere il passo dei nuovi modelli di business. Per questo fine, CFE Tax Advisers Europe incoraggia un raddoppio degli sforzi per ottenere un consenso celermente tra i membri dell’Inclusive Framework andando avanti nel tempo.

La CFE si è da sempre fortemente spesa a favore di meccanismi impositivi, o egualmente efficaci, che espongano in termini chiari i diritti e gli obblighi dei contribuenti, in modo che questi possano aderirvi ed essere seguiti dalle amministrazioni fiscali, su cui i contribuenti devono poter fare affidamento. Questo deve accadere non solo in Europa, ma anche in tutti gli altri Paesi del mondo. I diritti fondamentali dei contribuenti devono essere sanciti nelle leggi o in accordi che abbiano il pieno supporto delle amministrazioni fiscali. La CFE ha sottoscritto l’approccio UE e la visione espressa dalla Commissione Europea, relativamente al fatto che un Codice o una Carta sui Diritti dei Contribuenti possa aumentare efficienza ed efficacia dei sistemi impositivi, e possa inoltre accrescere il morale sul sistema fiscale dei cittadini europei.

A seguito di una consultazione pubblica del 2012, gli Stati Membri UE hanno pubblicato le Linee Guida per un Modello di un Codice dei Contribuenti Europei (Guidelines for a Model for a European Taxpayers’ Code), che CFE ritiene possa costituire la base per il lavoro futuro della Commissione Europea su questa tematica. La certezza dell’imposizione fiscale è uno dei diritti fondamentali ed è uno dei Principi Fondamentali nella più ampia Carta del modello del contribuente, che la CFE pubblica in collaborazione con altre organizzazioni internazionali.

Il secondo Principio Fondamentale è che il sistema fiscale necessita di:

“Essere disegnato e amministrato per fornire per quanto possibile certezza, chiarezza e finalità negli affari fiscali di ciascuno”.

I contribuenti affrontano obblighi impositivi simili nella maggior parte dei Paesi in Europa, ma non vedono garantiti uguali diritti nei differenti Stati Membri. In particolare, con riferimento agli obblighi imposti dalla Direttiva sulla Cooperazione Amministrativa e lo Scambio di Informazioni, in relazione agli accordi informativi transfrontalieri (DAC6), sono state sollevate perplessità sulla possibile diversa implementazione tra i Paesi Membri. Per affrontare la questione, occorre incoraggiare la Commissione e gli Stati Membri ad assicurare coerenti trasposizioni attraverso tutta l’UE, per soddisfare la certezza dell’imposizione e i requisiti di uguale trattamento fiscale. La CFE è fortemente a favore di migliori e più celeri consultazioni iniziali fra tutti gli interessati, che tengano in considerazione specialmente le questioni che riguardano l’implementazione pratica, ben in anticipo rispetto alla pubblicazione delle proposte. Recentemente, inoltre, la CFE, per conto della Piattaforma di Consulenti di Fiscalità Internazionale, ha fortemente raccomandato che la proposta OCSE che aumenta la certezza impositiva e rafforza i diritti dei contribuenti possa servire come un’approssimazione per accrescere il morale fiscale tra le persone fisiche e le aziende. A questo fine, per proteggere i diritti sia dei contribuenti che delle amministrazioni fiscali, dovrebbero essere posti degli obblighi vincolanti per entrambi, in queste carte o programmi di conformità collaborativa.

Per fornire una maggiore certezza per contribuenti e amministrazioni fiscali, è opportuno sostenere qualsiasi programma che stabilisca una sufficiente protezione per i contribuenti. Sono supportati i programmi di conformità collaborativa e le pratiche delle regole fiscali che rispettano gli standard di buona governance fiscale OCSE e le leggi UE. Programmi di conformità collaborativa sono stati di recente approvati anche dal FMI/OCSE, posto che:

“I programmi di conformità collaborativa possono ridurre l’incertezza per le compagnie a basso rischio, assistere le amministrazioni fiscali per meglio focalizzare le loro risorse e promuovere un cultura di maggior fiducia”.

A esempio, gli APA si sono dimostrati uno strumento efficace per la prevenzione delle liti in materia fiscale, specialmente con riferimento alle questione del transfer pricing. Forniscono, infatti, al contribuente una conoscenza avanzata del trattamento fiscale della particolare transazione e, di conseguenza, consentono quel grado di certezza per i contribuenti, tale da poter pianificare il futuro e prevenire il rischio originato dalle eventuali dispute. L’UE dovrebbe armonizzare le misure che delineerebbero un modello di regole fiscali. A tutti gli Stati Membri dovrebbe essere richiesto di mettere in pratica procedure semplici ed efficaci per la conclusione di APA bi/multi-laterali e, in generale, regole fiscali comuni.

Un coordinamento di questo tipo delle procedure nazionali produrrebbe benefici per gli investimenti e la competitività, fornendo un ambiente fiscale maggiormente prevedibile, chiarezza e semplicità delle regole applicabili nell’UE. Tuttavia, per bilanciare queste misure a protezione dei diritti dei contribuenti, sia sui contribuenti che sulle amministrazioni fiscali, dovrebbero essere istituiti obblighi vincolanti, quali – per esempio – il monitoraggio orizzontale in Olanda. Questo risulta particolarmente importante considerando la rilevanza posta sulla sicurezza dei dati personali secondo il GDPR appena entrato in vigore.

Sebbene la maggioranza dei trattati fiscali dalla seconda metà del novecento hanno incluso previsioni per lo scambio di informazioni, le recenti misure hanno portato a un accordo, sia nell’UE che a livello internazionale, che ha accresciuto i poteri investigativi delle amministrazioni fiscali e aumentato l’informazione che i contribuenti sono chiamati a fornire.

In un’epoca di immani cambiamenti nel panorama fiscale internazionale, la certezza dell’imposizione deve diventare una priorità nella realizzazione delle policy. Nel riconoscere l’importanza delle misure volte a contrastare gli schemi di evasione fiscale aggressiva, l’erosione della base imponibile e lo spostamento del profitto, occorre che il bilanciamento della legislazione sia reindirizzato verso la promozione della certezza per i contribuenti persone fisiche e aziende e, di conseguenza, verso la crescita economica.

Nel ritarare il bilanciamento tra contribuenti e amministrazioni fiscali, la CFE ritiene che la certezza dell’imposizione sia solo uno degli elementi dell’equazione. Occorre incoraggiare misure a livello europeo per spingere verso la coerenza del trattamento dei contribuenti dalle autorità fiscali e così rafforzare tale certezza dell’imposizione. Al riguardo, una carta UE sui diritti dei contribuenti dovrebbe contenere sia il concetto di certezza dell’imposizione che il concetto di coerenza dell’applicazione e del trattamento fiscale. Programmi di conformità collaborativi e un più ampio sistema di regolamenti avanzato, aiuterebbero detta certezza (e coerenza) del trattamento.

Dalla certezza impositiva consegue, inoltre, l’attenzione sulle questioni pericolose legate alle misure anti evasione. Contribuenti e consulenti fiscali hanno dovuto assicurare una conformità senza precedenti delle misure anti evasione introdotte, le quali sono state accompagnate da nuovi concetti quali il Principal Purpose Test (PPT), il noto GAAR introdotto dall’ATAD, i requisiti di sostanza basati sulle regole CFC, nonché i diversi approcci locali ispirati alla riduzione dell’evasione fiscale. Questi nuovi concetti, come anche i nuovi approcci che devono ora essere applicati ad alcuni principi desueti (quali la beneficial ownership), creano un percorso difficile da seguire dove i medesimi termini sono usati con significati diversi nei vari Stati Membri. La distinzione appare di difficile definizione in molte situazioni. La ragione è che, parlando in termini generali, questi concetti si riferiscono ai requisiti di “business substance”, attualmente usati come ulteriore test per conoscere gli eventuali benefici fiscali.

Mentre è pienamente comprensibile che talune azioni siano necessarie per preservare l’equità impositiva, sarebbe altamente apprezzabile creare una comprensione comune a livello UE, mediante la quale i termini legati all’anzidetta sostanza siano compresi e utilizzati. La CFE, conseguentemente, promette di prender parte a qualsiasi iniziativa mirata a fornire ulteriori linee guida e chiarimenti che puntino a un utilizzo migliore, equo e certo delle misure anti-riciclaggio.

A tal proposito, anche l’implementazione della Direttiva sulle Regole degli Obblighi Informativi dell’Unione Europea, continuerà a essere prioritaria per CFE Tax Advisers Europe.

In tutto ciò, occorre evidenziare l’impatto che i cambiamenti climatici hanno su tutti noi. Le policy fiscali sono uno strumento chiave per internazionalizzare i costi ambientali e portare avanti una trasformazione dell’attuale economia a basso carbone, per le generazioni future. In proposito, la CFE vede positivamente la presenza di una valutazione del cambiamento climatico e ambientale. I sistemi di imposizione fiscale dovranno prevedere un equilibrio tra le odierne necessità di finanza pubblica e le policy sostenibili in futuro.

D’altronde, la competizione fiscale è una questione di bilanciamento nelle policy di imposizione fiscale in generale; non solamente un problema di conformità degli Stati Membri alle leggi primarie e secondarie dell’UE, riguardando tutte le giurisdizioni del Modello Inclusive Framework. In caso contrario, insorgerebbero inevitabili situazioni di competitività.

Invece, riducendo le complessità e le distorsioni nel sistema fiscale, si otterrà un miglioramento della competitività fiscale. È necessaria l’introduzione di leggi fiscali semplici e facili da capire che funzionino bene. Su questo aspetto la legislazione dovrebbe emanare chiari principi generali, che mirino a impedire interpretazioni errate delle regole, sia da parte dei contribuenti che da parte delle amministrazioni fiscali. A livello UE e mondiale, la collaborazione dovrebbe servire per prevenire differenze e scappatoie che forniscano opportunità di doppia difforme interpretazione. Gli standard stabiliti dovrebbero anche fornire le best practices all’interno del processo del legislatore. Nello specifico, tutti gli interessati dovrebbero avere l’opportunità di partecipare in maniera proficua con il legislatore nell’introduzione della legislazione medesima e durante la fase di implementazione della stessa.

In aggiunta, le decisioni di policy fiscali tra gli stati membri (e all’interno di ciascuno stato membro) dovrebbero essere capaci di supportare la qualità del sistema sanitario, la sicurezza, la salute pubblica, l’istruzione e le infrastrutture, in quanto si tratta dei pilastri su cui si basa il modello di società dell’UE. Da questa prospettiva, la sostenibilità del sistema fiscale dovrebbe essere vista come un equilibrio tra investimenti e policy fiscali che favoriscano la crescita e supportino gli obiettivi sociali di ciascuno Stato membro e del Mercato Unico nella sua interezza. Occorrono misure che riducano le barriere fiscali tra i Paesi nello svolgimento dell’attività aziendale, e diminuiscano i vincoli di conformità, come l’introduzione di strumenti quali il MOSS. Altrettanto con favore sono accolte le misure che assicurino una guida chiara e adatta all’obiettivo di concedere al contribuente di svolgere la propria attività in maniera semplice, efficiente e coerente attraverso tutta l’UE.

Non è soltanto il raggiungimento di un’armonia nella competizione fiscale e nella competitività che fa crescere l’economia e produrre benefici per tutti i cittadini UE, è anche una questione di bilanciamento di policy nelle altre aree sociali: dalla sanità alla giustizia, dai trasporti all’appropriato funzionamento del mercato finanziario, per nominarne solo alcuni. L’obiettivo di ottenere una crescita economica che produca benefici per tutti i cittadini UE può essere raggiunto solo se il sistema è bilanciato tra queste aree correlate le une alle altre.

Considerata la sempre maggiormente complessa interazione delle norme fiscali per i contribuenti coinvolti in operazioni transfrontaliere, la risoluzione delle controversie diverrà una delle questioni di fiscalità internazionale maggiormente significative. Per questa ragione, il Forum CFE in Giugno ha esaminato le questioni concernenti proprio la risoluzione delle controversie.

La doppia non-imposizione rimane un problema, tanto quanto la doppia imposizione causa esternalità negative per l’economia mondiale, i consumatori e i contribuenti. In particolare, in relazione alle nuove proposte per affrontare le sfide fiscali dell’economia digitale, qualsiasi nuova misura deve essere disegnata in maniera da evitare la doppia imposizione, e deve inserirsi nell’attuale panorama dei trattati sulle doppie imposizioni. Altrimenti, l’intero sistema di trattati fiscali su cui il sistema di fiscalità internazionale è costruito, e la rete di collegamenti tra amministrazioni, sarebbero completamente minati nel loro operato.

CFE Tax Advisers Europe sta seguendo da vicino gli sviluppi UE in relazione al modello europeo antiriciclaggio, e continuerà a partecipare al dialogo con la Commissione UE e gli altri interessati, portando avanti le opinioni degli esperti di consulenza fiscale. In proposito, la CFE continua a supportare lo scenario base che comporta la piena implementazione e messa in pratica dell’attuale modello UE di antiriciclaggio che è già in vigore, insieme all’introduzione di meccanismi di giudizio più forti, laddove appropriati, posto che il rischio per i consulenti fiscali non si è ridotto negli anni rispetto alla valutazione iniziale dello stesso.

CFE Tax Advisers Europe sostiene in particolare proposte che mirino a semplificare e snellire le operazioni del sistema IVA all’interno dell’UE, ritenendo ciò prioritario. Appare importante che gli sforzi siano compiuti per minimizzare la doppia imposizione e i crescenti impedimenti posti alle imprese dai nuovi requisiti di reportistica non armonizzati, dagli obblighi di pagamento e dai sistemi che sono stati implementati solo in alcuni Stati membri.

Anche in un contesto nazionale può essere frequentemente di difficile determinazione l’aliquota appropriata. Specialmente quando si tratta di prestazioni di servizi, in cui le difficoltà sorgono allorquando vi sono diversi e multipli obiettivi, o dove voci non esenti sono legate a voci esenti. Specialmente con riferimento alle PMI, la CFE è preoccupata che le implicazioni delle riforme proposte richiedano sempre maggiormente ai fornitori di dar conto dell’IVA nel Paese in cui il consumatore è residente. La questione risulta di particolare rilevanza se i commercianti dovessero incappare in penalità particolarmente onerose, in ragione di tali errori. Se non si porrà attenzione, tali misure scoraggeranno le imprese dall’operare in mercati internazionali.

Sarebbe, dunque, auspicabile assicurare che almeno gli errori in buona fede non siano puniti, o comunque, non siano gravemente puniti. Inoltre, è di fondamentale importanza che accurate e preferibilmente obbligatorie linee guida siano disponibili per tutti coloro che commerciano con clienti non residenti nel medesimo Paese. Queste linee guida dovrebbero essere tra l’altro disponibili in una serie di lingue, altrimenti un’azienda residente in un altro Paese potrebbe avere difficoltà a trovare le informazioni. Idealmente, dovrebbero essere disponibili in un unico portale, in modo che i commercianti di tutta l’Europa possano avere un'unica fonte di linee guida.

In risposta al panorama di governance internazionale fiscale, la CFE promuove anche la Piattaforma di Consulenti Fiscali Internazionali (Global Tax Advisers Platform, GTAP). La GTAP fu istituita da CFE Tax Advisers Europe e altre organizzazioni mondiali, che collettivamente rappresentano oltre 600.000 consulenti fiscali in Europa, Asia e Africa. Si tratta di una piattaforma globale che cerca di mettere assieme organizzazioni nazionali e internazionali di professionisti fiscali in tutto il mondo. La GTAP persegue un unico obiettivo: incoraggiare i professionisti della materia fiscale a raccogliere la sfida di proporre un nuovo sistema semplice, flessibile, e adatto all’obiettivo; un sistema che possa ispirare fiducia nel contribuente.

L’UE dovrebbe fare da capofila nell’aiutare gli Stati membri a creare sistemi fiscali che contribuiscano a un ambiente che sia favorevole all’imprenditoria e che attragga investimenti. L’investimento del settore privato crea crescita e lavoro, mentre l’attuale situazione economica richiede delle policy fiscali che diano priorità a un ambiente favorevole agli investimenti. Le decisioni di policy dovrebbero interferire il meno possibile con le scelte e le forme di investimento, nell’interesse di lungo termine del mercato internazionale UE. In assenza di un’azione comune dell’UE, le decisioni di investimento possono essere mosse solo da fattori fiscali. Gli Stati membri dovrebbero, quindi, preservare il loro potere di influenza su decisioni di questo tipo, in modo  da tenere in considerazione i criteri UE per buona governance fiscale e gli impegni compiuti nel processo BEPS dall’OCSE.

Appare fin troppo ovvio che un approccio comune per il Mercato Unico è cruciale. D’altra parte, la sovranità fiscale degli Stati membri e la loro libertà nel predisporre policy fiscali adatte al loro sistema economico e sociale devono essere rispettate, fintantoché tali policy siano conformi con le leggi UE.

Un’ultima questione è quella che riguarda l’armonizzazione delle aree di imposizione (quali IVA, modello DAC e direttive riguardanti le imposte societarie che colpiscono il funzionamento del Mercato unico).

Regole fiscali più semplici e più coerenti in tutta l’UE contribuirebbero anche a rendere il Mercato unico europeo più dinamico e favorevole alle imprese. In quanto tale, misure coordinate tra le regole degli Stati Membri impedirebbero difformità all’interno delle legislazioni nazionali, elemento da considerare per un ambiente fiscale competitivo, prendendo in considerazione l’interesse del Mercato Unico nel suo complesso. La semplicità deve essere un elemento distintivo specie per affrontare le sfide fiscali della digitalizzazione dell’economia.

Continuando a lavorare assieme, tutti gli interessati affronteranno le sfide che pongono la creazione di policy comuni, che riguardino l’imposizione fiscale dell’economia digitale, l’evasione fiscale e l’erosione della base imponibile, aiutando i rispettivi governi a rintracciare e inibire il riciclaggio, assistendoli nello sviluppo di un ambiente economico stabile, nel quale le imprese possano partire, crescere e perdurare, al di là delle difficoltà che dovessero insorgere. 

Foto Immagine: Foto di Thanks for your Like • donations welcome da Pixabay 

comments powered by Disqus
euro-400252 1920
top