Paolo Soro

Paradisi fiscali, la black list dell'Ue conta ora 15 paesi (tra cui gli Emirati arabi). Nulla di fatto sulla web tax

I ministri delle Finanze dell'Ue hanno aggiornato, oggi a Bruxelles, la lista nera delle "giurisdizioni fiscali non cooperative". Tria: gli Eau hanno presentato già alla Commissione la nuova legislazione, che è pienamente adempiente rispetto a quello che viene richiesto e usciranno subito dall'elenco.

La black list europea dei paradisi fiscali sale a 15. I ministri delle Finanze dell'Ue hanno aggiornato, oggi a Bruxelles, la lista nera delle "giurisdizioni fiscali non cooperative", ovvero dei paradisi fiscali, sulla base di un processo di analisi e dialogo con i paesi terzi coinvolti, guidato dalla Commissione europea.

Oltre alle 5 giurisdizioni già presenti (Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini degli Stati Uniti), l'elenco rivisto dell'Ue delle giurisdizioni non cooperative ne comprende ora altre 10: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Dominica, Isole Figi, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi Uniti, Vanuatu. Tali giurisdizioni, che figuravano nella cosiddetta lista grigia, non hanno messo in atto gli impegni che avevano assunto nei confronti dell'Ue entro il termine concordato. Altri 34 paesi continueranno a essere monitorati nella lista grigia nel 2019.

"Oggi abbiamo completato la nostra prima revisione completa dell'elenco Ue delle giurisdizioni non cooperative. Da quando è stato adottato per la prima volta alla fine del 2017, l'elenco ha dimostrato la sua validità nel portare avanti in modo cooperativo l'agenda dell'Ue di migliorare le pratiche fiscali globali, combattere l'elusione fiscale e migliorare il buon governo e la trasparenza: più di 30 giurisdizioni hanno già consegnato gli impegni a passare le riforme fiscali", ha detto Eugen Teodorovici, ministro delle finanze della Romania e presidente di turno dell'Ecofin.

"La lista Ue dei paradisi fiscali è un vero successo europeo: ha avuto un effetto clamoroso sulla trasparenza fiscale e sull'equità in tutto il mondo", ha sottolineato Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici e finanziari. "Grazie a questo processo, decine di i paesi hanno abolito i regimi fiscali dannosi e si sono allineati con le norme internazionali sulla trasparenza e la tassazione equa". Mentre, ha concluso Moscovici, "i paesi che non hanno rispettato gli impegni sono stati inseriti nella lista nera e dovranno affrontare le conseguenze che ciò comporta".

Questa mattina il ministro dell'economia Giovanni Tria, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo alla riunione dell'Ecofin, stamattina a Bruxelles, ha spiegato perché l'Italia, insieme all'Estonia, è contraria all'inserimento degli Emirati Arabi Uniti nella "lista nera" dell'Ue. "Non si tratta di un veto, ma di avere espresso un'opinione sul fatto che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato già alla Commissione la nuova legislazione che devono approvare, che è pienamente adempiente rispetto a quello che viene richiesto". Insomma, ha continuato il ministro, "è un problema soltanto di tempi: la nostra proposta era che si aspettasse, che si concedessero questi tempi ulteriori, come si è fatto per altri paesi. Ma in ogni caso - ha aggiunto - tutto sarà risolto appena questa legislazione verrà approvata e quindi gli Emirati se oggi entrano nella lista usciranno subito dopo". "La nostra opinione rimane, ma ovviamente - ha concluso Tria -terremo conto anche dell'opinione degli altri in cerca di una soluzione positiva".

L'Ecofin non è invece riuscito a raggiungere l'unanimità per il via libera alla web tax unica a livello europeo. "Sulla web tax siamo arrivati a un accordo di massima", ma per la contrarietà di alcuni Stati "si è deciso aspettare la decisione a livello Ocse", ha annunciato Teodorovici, nella conferenza stampa al termine dell'Ecofin aggiungendo "la nostra idea è che l'Europa ha bisogno di dotarsi di un sistema fiscale" unico in materia digitale. Per il commissario Ue agli Affari Economici e Finanziari, Pierre Moscovici, "non è stato affatto un fallimento: all'inizio, 4 o 5 Paesi erano favorevoli, ora ce ne sono 23 o 24 ma la decisione sulla tassazione digitale richiede l'unanimità".

Fonte: Italia Oggi

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