Paolo Soro

La Svizzera resta a rischio riciclaggio e evasione

La commissione è preoccupata non solo per la carenza di sorveglianza nei sistemi antiriciclaggio ma anche per tutti quei regimi fiscali non conformi, che consentono un trattamento di favore dei redditi esteri e benefici fiscali per le holding straniere.

La Svizzera rimane ancora un paese pericoloso per il riciclaggio di denaro sporco e l'evasione fiscale.

Lo riporta la Commissione speciale Tax3 del Parlamento europeo per reati finanziari, evasione ed elusione fiscale che ha pubblicato la versione definitiva del report della sua attività annuale, su cui il Parlamento voterà entro fine marzo.

La commissione è preoccupata non solo per la carenza di sorveglianza nei sistemi antiriciclaggio ma anche per tutti quei regimi fiscali non conformi, che consentono un trattamento di favore dei redditi esteri e benefici fiscali per le holding straniere, ed una totale assenza di protezione nei confronti dei whistleblowers.

La Tax3 invita così la Commissione europea a tenere conto di tali elementi in occasione della negoziazione sulle future relazioni bilaterali tra Svizzera e Unione.

Infatti, al momento sono in corso i negoziati tra l'Ue e la Svizzera per la revisione dei trattati sull'accessione al mercato unico.

Dovrebbe, quindi, essere richiesta all'interno dei trattati l'inclusione di una clausola di buona governance fiscale, che includa norme specifiche sugli aiuti di stato sotto forma di vantaggio fiscale, scambio automatico di informazioni in materia fiscale, accesso del pubblico alle informazioni sulla titolarità effettiva, disposizioni appropriate di antiriciclaggio.

Nel caso specifico della Svizzera, che attualmente è inserita nella lista grigia dei paradisi fiscali Ue, per la quale non è stato previsto un termine preciso sull'attuazione delle riforme necessaria a essere compliant con gli standard Ue, la Tax3 chiede la fine del 2019 con termine ultimo per inserire il paese nella blacklist dei paradisi fiscali.

Per quanto riguarda il vicino Liechtenstein, invece, si sottolinea che attualmente i residenti austriaci con conti bancari presso istituti di credito nel principato non abbiano obbligo di segnalazione se i loro redditi di capitale provengono da strutture patrimoniali (fondazioni private, istituti, trust e simili); viene quindi invitata l'Austria a modificare la disciplina sugli scambi in modo da colmare la lacuna.

Tuttavia, secondo la Tax3, nei paesi Ue rimangono ancora numerose storture.

Secondo i dati dell'Ocse, la somma degli investimenti stranieri in Lussemburgo e Paesi Bassi è superiore rispetto agli Stati Uniti, senza una corrispettiva attività economica evidente e che l'Irlanda ha più investimenti stranieri rispetto alla Germania o alla Francia, o ancora, che gli investimenti esteri a Malta ammontano al 474% delle dimensioni della sua economia.

Questi sono sintomi, sottolinea la Tax3, di pianificazione aggressiva che mina l'integrità del mercato unico europeo. La Commissione europea ha infatti criticato sette stati membri.

Belgio, Cipro, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi - per le loro carenze nei loro sistemi fiscali che facilitano la pianificazione fiscale.

Elusione che quindi attraverso i sei stati membri dell'Ue si traduce in una perdita stimata a 42,8 miliardi di euro per gli altri 22 stati membri.

Fonte: Italia Oggi

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