Da Google e Amazon oltre 400 mln di imposte versate, mentre per Facebook, la cui verifica è stata chiusa poche settimane fa, è in corso di definizione con l'Agenzia delle entrate. Le indagini sulle due multinazionali del web hanno portato a incassare più della metà delle risorse, 764 mln di euro, recuperate dalla Guardia di finanza della Lombardia. Il dato è stato fornito ieri durante le celebrazioni a Milano della fondazione del Corpo.
Nel 2017 e primi cinque mesi del 2018 sono stati conclusi 10.440 verifiche e controlli, nonché 2.267 investigazioni che hanno portato alla denuncia di 2.893 soggetti. Nel caso dei cosiddetti Ott (Over the top, le multinazionali del web) il risultato rappresenta quello che il comandante interregionale dell'Italia Nord-occidentale, Giuseppe Vicanolo, ha definito il modello Milano. E cioè la sinergia tra Procura, Agenzia delle entrate e Gdf che ha portato le multinazionali a chiudere le pendenze contestate con gli accertamenti con adesione.
Il lavoro non si ferma qui. Ruolo di primo piano nei controlli delle Fiamme gialle del prossimo futuro rivestono i Bitcoin: «È all'attenzione il sistema dei pagamenti attraverso le criptovalute a prescindere dalle big company dell'e-commerce, questo è un fenomeno molto più ampio, coinvolge operatori di tutti i settori e interessa perché il mondo della valuta virtuale ha la sua pericolosità. Sono emersi in alcuni contesti investigativi delle piattaforme, operazioni finanziarie avvenute con quella modalità e l'attenzione è più alta. È chiaro», aggiunge il comandante Gdf, «che non siamo capaci di attuare al momento un sistema di regole che a livello internazionale non è stato definito. Sul punto la V direttiva prevede un primo passo verso una regolamentazione fondamentale del censimento dei soggetti perlomeno l'abc dell'identificazione della clientela, perché dal punto di vista investigativo, operando nel campo antiriciclaggio stiamo impattando in casi in cui si trovano tracce dell'utilizzo della rete per fare investimenti in criptovalute».
Sul fronte della fiscalità internazionale sono 202 i casi di evasione fiscale internazionale riconducibili a illecito trasferimento di capitali in paradisi fiscali, fittizia residenza all'estero sia di persone fisiche sia di società e irregolare applicazione della disciplina del transfer pricing.
Per quanto riguarda le multinazionali del web il lavoro non è finito. «L'evasione internazionale è fatta di un mare magnum molto più ampio che abbraccia molto più operatori. Ci sono servizi già conclusi coperti da segreto investigativo e che fanno riferimento come fenomeno alla stessa tipologia: produzione redditi in Italia e collocamento della residenza fiscale in altri paesi dove si paga di meno. Stiamo lavorando e molto, direi che è naturale che questo avvenga a Milano piazza delle multinazionali in Italia», sottolinea Vicanolo. Il quale sulla peculiarità lombarda fornisce due numeri che fotografano il fenomeno delle multinazionali presenti: «A Milano si concentra il 30% della penetrazione delle multinazionali in Italia per un giro d'affari di 180 miliardi di euro».
Fonte: Italia Oggi