Paolo Soro

Colpo finale alla pianificazione fiscale aggressiva

L’elusione, soprattutto quella attuata dalle multinazionali e dai contribuenti con grandi patrimoni, sta per essere sconfitta. Professionisti e banche devono dichiarare al fisco le operazioni internazionali quando contengono predeterminati indicatori di rischio.

La pianificazione fi scale internazionale aggressiva ha i giorni contati. O meglio, l’elusione fi scale, soprattutto quella attuata dalle multinazionali e dai contribuenti con grandi patrimoni approfittando delle asimmetrie normative tra i diversi paesi, sta per essere sconfitta. Il consiglio europeo ha infatti approvato il 25 maggio una direttiva che obbliga i professionisti e gli intermediari finanziari che elaborano o promuovono o utilizzano sistemi di pianificazione fi scale aggressivi a segnalarle alle rispettive amministrazioni fi scali. In pratica ad autodenunciare che, all’interno di quegli schemi da loro stessi utilizzati, ci potrebbe essere il rischio di elusione o evasione fi scale. Toccherà poi alle amministrazioni verificare se si tratta di un rischio reale o no. È sufficiente che l’operazione che li vede protagonisti faccia riferimento ad uno schema standardizzato, senza alcuna personalizzazione, oppure preveda la trasformazione di un capitale in un prodotto finanziario non soggetto a scambio di informazioni, o preveda l’impiego di strutture giuridiche extraeuropee o l’utilizzo di beni immateriali di difficile valutazione e così via, secondo un dettagliato elenco di indicatori di rischio contenuto nella direttiva, per rendere obbligatoria questa segnalazione, che andrà fatta utilizzando modelli standardizzati e predisposti a livello europeo per essere poi facilmente scambiati tra le diverse amministrazioni interessate. I professionisti coperti da segreto professionale, come gli avvocati, sembrerebbero non essere direttamente interessati dall’obbligo di segnalazione, che si trasferisce però in capo al cliente (che dovrebbe, quindi, autodenunciarsi), ma il legale dovrà dare comunicazione scritta al contribuente della necessità di tale adempimento. Ora questa proposta di direttiva dovrà essere votata dal parlamento europeo ed essere recepita dagli stati membri entro la fi ne del prossimo anno, per entrare in vigore a luglio 2020. La discrezionalità degli Stati membri si esprimerà soprattutto in materia di sistema sanzionatorio, che però dovrà essere «effettivo, proporzionato e dissuasivo». Ogni paese potrà comunque modulare le sanzioni come meglio crede, tanto sul piano monetario quanto su quello amministrativo (ad esempio prevedendo la sospensione dall’albo professionale). In ogni caso, a questi livelli, il rischio reputazionale, sia per i grandi studi, sia per le multinazionali, è già di per sé sufficiente a scongiurare gran parte dei comportamenti elusivi delle norme fi scali. Ovvio che, quando questi nuovi obblighi entreranno in vigore, costituiranno un serio deterrente sulla gran parte delle pianificazioni elusive fatte finora. Anche perché si tratta di uno dei tasselli più importanti del più ampio percorso verso la trasparenza fi scale che, negli ultimi 10 anni, ha già permesso di recuperare a tassazione qualcosa come 80 miliardi di euro complessivamente. Un progetto che ha avuto grande impulso anche dai recenti scandali fi - scali come i cosiddetti Panama paper. Di fatto questo meccanismo era già previsto dall’azione 12 del programma Beps (base erosion and profit shifting), con altresì l’obiettivo di ricondurre la tassazione allo stato membro dove si realizza la creazione di valore. Ormai si va verso una forma di tax planning dove l’attenzione non è più sul pagare meno tasse, ma sull’obiettivo di mettere il cliente in sicurezza, di evitargli brutte sorprese da parte delle amministrazioni finanziarie, che potrebbero avere ricadute finanziarie e reputazionali rovinose. Non è un caso se le grandi società stanno diventando, anche in Italia, sempre più collaborative: è dei giorni scorsi la notizia di un accertamento per 300 milioni di euro nei confronti di Facebook Italia per aver beneficiato di stabile organizzazione occulta, in analogia ai procedimenti già avviati nei confronti di Amazon, Google e Apple, che si sono conclusi con accordi con l’amministrazione fi scale. D’altra parte ci sono tre stati membri, come Irlanda, Portogallo e Regno unito, che hanno già implementato a livello interno questo obbligo di comunicazione, senza aver registrato alcuna ripercussione negativa. La strada è ormai tracciata.

Fonte: Italia Oggi

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