Paolo Soro

Aiuti di Stato e Ikea

La Commissione UE indaga su Ikea per verificare se i vari framework fiscali-societari predisposti e gli aiuti di stato ricevuti risultino rispettosi del principio di libera concorrenza.

L’indagine avviata ieri dalla Commissione europea relativa al gruppo Ikea rischia di sovrapporre la disciplina degli Aiuti di stato a quella del Transfer pricing.

Dopo il caso Google e quello Apple la Commissione ritorna a distanza di pochi mesi ad occuparsi della pianificazione fiscale del gruppo Ikea di nazionalità svedese ma con sede in Liechtenstein.

Si tratta di un’indagine molto complessa, che tende a valutare se Ikea, tramite l’utilizzo di due ruling nei Paesi Bassi, abbia ottenuto indebiti vantaggi fiscali non riconosciuti ai concorrenti.

L’analisi della Commissione parte dalla struttura del gruppo Ikea che negli anni 80 trasformò i propri negozi in franchising che avrebbero pagato una royalty del 3% del fatturato per poter utilizzare il marchio e il know how di proprietà di un’altra sussidiaria.

Questa società del gruppo è tuttora residente in Olanda (Inter Ikea Systems), e a sua volta girava buona parte dei proventi a un’altra consociata del gruppo (II Holding) con sede in Lussemburgo.

Inter Ikea, pur avendo sviluppato, migliorato e mantenuto i diritti di proprietà intellettuale del gruppo, rinunciava alla maggior parte degli utili in favore della consociata lussemburghese che grazie a una legislazione speciale (cosiddetta Holding del 1929) non subiva alcuna tassazione su tali incassi.

Il sistema veniva garantito da un ruling sottoscritto con le autorità olandesi, che definiva il canone annuale di licenza che Inter Ikea doveva corrispondere a II Holding e quindi riconosceva la piena deducibilità della royalty alla società olandese.

Un primo intervento della Commissione europea si ebbe già nel 2006 quando il regime fiscale speciale lussemburghese venne dichiarato contrario alle norme Ue sugli aiuti di stato e la stessa Commissione chiese che il regime fosse completamente abrogato entro il 31 dicembre 2010.

Nessun aiuto illegale venne allora recuperato dal gruppo Ikea, in quanto il regime era antecedente al trattato istitutivo della Comunità europea.

A partire dal 2011, il gruppo decise di cambiare la propria pianificazione fiscale per aggirare i vincoli imposti dalla commissione, facendo acquisire alla Inter Ikea System i diritti di proprietà intellettuale detenuti da II Holding tramite un prestito inter-company ricevuto dalla casa madre residente in Liechtenstein.

Anche in questo caso venne sottoscritto un ruling fiscale con le autorità olandesi per definire il prezzo di acquisto dei diritti di proprietà intellettuale dalla società lussemburghese e gli interessi che annualmente dovevano essere versati alla casa madre.

In questo schema, la maggior parte dei profitti maturati dalla società olandese venivano trasferiti in Liechtenstein.

La Commissione ha deciso di aprire un’indagine in cui valuterà per il periodo fino al 2011, se il canone pagato da Inter Ikea Systems a II Holding, approvato nel ruling fiscale del 2006 , rifletteva il principio di libera concorrenza.

In particolare, valuterà se il livello del canone annuale rifletteva il contributo di Inter Ikea Systems.

Per il periodo successivo al 2011, verrà valutato se il prezzo che Inter Ikea Systems ha concordato per l’acquisizione dei diritti di proprietà intellettuale e di conseguenza gli interessi pagati per il prestito inter-company, approvato con il ruling fiscale del 2011, riflettono le condizioni economiche che sarebbero state applicate tra soggetti indipendenti.

In pratica, la Commissione entrerà nel merito dei ruling rilasciati dalle autorità olandesi per garantire che sia stato rispetto il principio di libera concorrenza.

Fonte: Italia Oggi

comments powered by Disqus
ikea
top