Paolo Soro

Patuanelli: addio a super e iperammortamento

Spazio a un nuovo credito d'imposta valido per tre anni, ma anche modifiche all'incentivo per la formazione 4.0 e ampliamento del credito d'imposta per la ricerca e sviluppo. E’ la proposta del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

Addio a super e iperammortamento e spazio a un nuovo credito d'imposta valido per tre anni, ma anche modifiche all'incentivo per la formazione 4.0 e ampliamento del credito d'imposta per la ricerca e sviluppo. Che verrà esteso anche all'innovazione e al design. In occasione della prima riunione del Tavolo Transizione 4.0 il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha ufficialmente presentato alle imprese la proposta di modifica del piano Impresa 4.0. Una soluzione che è alternativa al rinnovo «tal quale» del piano per un anno così come attualmente previsto del disegno di legge di bilancio. Unico rebus, il nodo risorse, attualmente in grado di coprire una sola annualità: la questione è al vaglio del Mef. All'incontro di ieri erano presenti, oltre ai tecnici del ministero dello Sviluppo economico, anche quelli del ministero dell'economia. Per le imprese erano presenti, tra gli altri, esponenti di Confindustria, Confindustria Digitale, Ucimu - Sistemi Per Produrre, Anima, Federazione Anie, Cna, Confartigianato, Confesercenti, Ance, Assilea, Coldiretti, Confagricoltura, Federmanager, Confapi, Lega delle Cooperative, SIT - Servizi Innovativi Tecnologici.

Il nuovo bonus. Nella proposta del ministero il superammortamento verrebbe sostituito da un credito d'imposta del 6% per investimenti in beni strumentali fino a due milioni di euro. La misura è leggermente meno vantaggiosa rispetto al superammortamento attuale, che garantisce un vantaggio pari al 7,2% dell'investimento e non ha limiti di utilizzo.

Il credito d'imposta per l'acquisizione dei beni 4.0 - quello che sostituirebbe l'iperammortamento - agirebbe invece con due aliquote: il 40% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro e il 20% per i beni di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni. Rispetto all'iperammortamento attuale c'è quindi una riduzione degli scaglioni, che passano da tre a due, con l'annullamento del beneficio per gli investimenti che superano i 10 mln di euro (oggi si arriva fino a 20 mln). Le due aliquote del 40% e del 20% sono poi leggermente inferiori all'attuale valore dell'incentivo: oggi infatti l'iperammortamento al 270% garantisce un vantaggio pari al 40,8% dell'investimento (e passerebbe al 40%), mentre per investimenti tra 2,5 e 10 milioni c'è l'aliquota al 200% che equivale a un beneficio del 24% sul costo del bene (ed è quella che passerebbe al 20%).

Ci sarebbe infine un credito d'imposta al 15% per gli investimenti in beni immateriali (software) fino a 500 mila euro. Attualmente questi investimenti sono coperti da un maxi ammortamento al 140% che vale il 9,6% del costo di acquisizione. Da una parte quindi si introduce un limite di spesa, dall'altra si aumenta il beneficio. Inoltre la proposta del ministero prevede di rendere la fruizione di questo incentivo indipendente rispetto all'acquisizione di un bene materiale, che oggi è un prerequisito indispensabile.

Per tutte le tipologie di credito d'imposta il Ministero prevederà che si possa utilizzare in compensazione in cinque anni già a partire dal mese di gennaio dell'anno successivo all'acquisizione del bene. Secondo il ministero questo rappresenterebbe una velocizzazione rispetto al sistema attuale che è legato alla durata dell'ammortamento dei beni strumentali, mediamente superiore ai cinque anni.

Il credito d'imposta per ricerca e sviluppo cambia pelle. Modifiche significative anche per il credito d'imposta per Ricerca e sviluppo che si allarga agli investimenti in innovazione e design, ma non è l'unica novità: il sistema di calcolo attuale, basato sulla spesa incrementale rispetto alla media del triennio 2016-2018, diventa metodo «volumetrico» puro. Cambiano di conseguenza, abbassandosi, anche le aliquote. Dall'attuale 25% (50% per alcune spese), il credito d'imposta prevede tre aliquote secondo questo schema:

12% per le spese in Ricerca e sviluppo fino a un massimo di 3 milioni di euro;

6% per le spese in innovazione fino a un massimo di 1,5 milioni di euro;

6% per gli investimenti in design fino a un massimo di 1,5 milioni di euro.

Per valorizzare maggiormente le competenze si darebbe un maggior peso alle spese sostenute per il personale rispetto a quelle per i macchinari. Questo credito potrà essere compensato in tre anni.

Il credito d'imposta per la Formazione 4.0. Anche il credito d'imposta per la Formazione 4.0, per la quale viene stimato un utilizzo molto basso (20 milioni di euro) rispetto allo stanziamento (250 milioni) riceverebbe un leggero restyling per andare incontro alle richieste delle imprese. In particolare sarebbe eliminata la necessità di concordare il piano di formazione con le forze sindacali a livello aziendale o territoriale.

Fonte: Italia Oggi

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