Paolo Soro

Svizzera: Al via l’operazione trasparenza

Ok di Berna al primo scambio di informazioni su 2 milioni di conti correnti, intestati a persone fisiche e aziende.

Partita la rivoluzione fiscale elvetica in tema di segreto bancario, le cui ricadute nazionali assumeranno forme variegate, diversificate a seconda, con tutta probabilità, delle ricchezze private dei singoli Paesi coinvolti. In sostanza, l’Amministrazione federale svizzera delle contribuzioni, l’Afc, l’equivalente dell’Agenzia delle Entrate italiana, nei giorni scorsi ha certificato in via ufficiale d’aver dato per la prima volta il via libera, il 5 ottobre 2018 allo scambio d’informazioni, dati e profili relativi a milioni di conti finanziari, di aziende e individui. Questa reciprocità fiscale, che in realtà ha luogo nel quadro dello standard globale per lo scambio automatico di informazioni, AEOI, costituisce una “breccia” nel muro e nell’impermeabilità del segreto bancario a livello globale e questo perché si tratta d’una modalità di trasparenza posta in essere dal Paese che, nel corso della storia, più di altri, ha raffigurato il simbolo della “riservatezza finanziaria” assoluta. Ebbene, da alcuni giorni le informazioni relative a 2 milioni di conti registrati presso gli istituti finanziari elvetici stanno correndo online in lungo e in largo attraversando i confini di decine di Stati, diretti ad ampliare le banche dati d’un lungo elenco di Amministrazioni finanziarie di tutto il mondo in attesa da decenni.

In sostanza, nel quadro dello scambio automatico di informazioni, si prevede che la Svizzera, nel 2018, dia l’avvio, come avvenuto, all’interscambio di informazioni con gli Stati dell’Unione Europea e altri nove Stati e territori, Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Guernsey, Islanda, Isola di Man, Jersey, Norvegia. La Romania e Cipro restano per il momento esclusi perché non soddisfano ancora i requisiti internazionali di confidenzialità e sicurezza dei dati. E su questo punto Bruxelles avrebbe poteri e influenze da mettere in campo per richiamare le due giurisdizioni all’ordine, quantomeno formale e/o procedurale. Comunque, non è il solo caso su cui si segnalano delle impasse funzionali. La trasmissione di dati all’Australia e alla Francia, infatti, registra anch’essa ritardi, poiché questi Stati, per ragioni tecniche, non hanno ancora potuto trasmettere i rispettivi dati all’Amministrazione finanziaria federale elvetica. Ecco, questo è un caso che andrebbe approfondito, anzi, studiato. Decine di migliaia di richieste di natura fiscale inviate da Parigi a Berna, rimaste senza alcun esito. Ora invece, proprio quando il canale fiscale di mutua comunicazione si apre, è il richiedente, cioè la Francia, o la sua macchina fiscale, che si ferma, come colta da sorpresa forse, chissà. Ad ogni modo, Parigi non è sola, dato che la Svizzera non ha ancora ricevuto dati dalla Croazia, dall’Estonia e dalla Polonia, mentre gli altri Stati partner hanno già trasmesso, nei tempi, i dati all’Amministrazione elvetica.

Eppur si muove, questo anche grazie al fatto che gli attori principali della finanza svizzera si sono già da tempo uniformati al cambiamento, naturalmente preservandosi il proprio spazio di manovra. Ricordiamo che l’attuale scambio di dati rappresenta una breccia nel segreto bancario, non la sua definitiva espulsione dalla practice fiscal-finanziaria. Comunque, attualmente risultano registrati presso le Entrate elvetiche circa 7mila istituti finanziari tenuti alla comunicazione, tra cui banche, trusts, assicurazioni. In pratica, sono queste entità che hanno raccolto e quindi trasmesso in prima istanza i dati al fisco svizzero che, in seguito, a sua volta ha fornito agli Stati partner informazioni su circa 2 milioni di conti finanziari ricevendo, dagli stessi Paesi, informazioni su milioni di altrettanti conti finanziari. Naturalmente, le cifre definitive sulle informazioni ricevute non sono ancora disponibili, e soprattutto non si saprà l’entità effettiva e la rilevanza delle attività finanziarie interessate da questa prima operazione di trasparenza.

Quando si parla di dati finanziari che fluttuano da un’Amministrazione finanziaria all’altra si descrivono dei profili definiti. Sono infatti oggetto dello scambio le informazioni concernenti l’identificazione e il conto come pure, ovviamente, le informazioni finanziarie, quindi, per riassumere, il nome, l’indirizzo, lo Stato o il territorio di residenza, il numero d’identificazione fiscale nonché le indicazioni sull’istituto finanziario tenuto alla comunicazione, sul saldo del conto e sui redditi da capitale.

Da parte svizzera, grazie alle informazioni scambiate, le autorità fiscali cantonali potranno verificare se i contribuenti hanno dichiarato correttamente i loro conti finanziari detenuti all’estero. Lo stesso vale naturalmente per le Amministrazioni finanziarie dei Paesi partner. Più in generale, l’auspicio è che il nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni permetta di lottare contro la sottrazione d’im­posta transfrontaliera, sia in termini di elusione sia riguardo l’evasione internazionale, utilizzando uno strumento più efficace ed affidabile, il cui potenziale non è soltanto focalizzato sul checking finale di chi evade ma anche sulla sua forza dissuasiva e/o preventiva. E questo in virtù del fatto che sono, finora, circa 100 gli Stati che si sono pronunciati a favore d’un tale sforzo di trasparenza e cooperazione internazionale reciproca in campo fiscale.

D’ora in avanti le informazioni saranno scambiate automaticamente una volta all’anno. Premesso quindi che tutti gli Stati partner soddisfino i requisiti internazionali di confidenzialità e sicurezza dei dati, nel 2019 Berna scambierà i dati del 2018 con un’ottantina di Stati partner. Spetta invece al Forum globale sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali dell’Ocse verificare che gli Stati partecipanti procedano all’attuazione dello scambio automatico di informazioni secondo le modalità e i tempi previsti.

Fonte: Fisco-Oggi

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