Manipolando le posizioni dei loro capitali detenuti all’estero, fattore determinante ai sensi della nuova legge, le multinazionali Usa potrebbero risparmiare milioni di dollari grazie a un passaggio contabile, secondo Stephen Shay, docente di diritto tributario presso la Harvard Law School.
La scappatoia comporta un passaggio tra le aliquote fiscali del 15,5 e dell’8% che le società devono pagare sui 2,6 trilioni di dollari detenuti all’estero.
I profitti generati, rimasti esentasse grazie ad un differimento delle imposte dovute, secondo la riforma, verranno rimpatriati con tassazione al 15,5% per le disponibilità liquide o all’8% per gli investimenti meno liquidi.
Entrambe le aliquote sono molto inferiori sia al 35% dell’imposta sul reddito delle società antecedente alla riforma, sia alla nuova aliquota del 21%.
Per ridurre ulteriormente le imposte, secondo gli esperti, le multinazionali potrebbero avere la possibilità di spostare i guadagni stranieri all’interno della fascia di tassazione dell’8% e fuori dalla fascia del 15,5%.
La scappatoia, che rende possibile lo spostamento dell’aliquota, riguarda una formula per calcolare la quantità di guadagni stranieri soggetti all’aliquota più elevata.
Il limite, per applicare l’aliquota del 15,5%, è la posizione di liquidità della società estera, calcolata come la maggiore tra: la media degli ultimi due anni fiscali, o il saldo di cassa alla fine dell’ultimo anno fiscale, cioè prima del 1° gennaio 2018.
Le aziende, quindi, pagherebbero il tasso del 15,5% sulle somme calcolate dalla formula.
Invece, alla cifra che supera tale calcolo viene applicato l’8%. Secondo gli esperti, quindi, alcune multinazionali potrebbero ridurre le loro posizioni liquide, attraverso distribuzioni legittime, compresi i pagamenti dei dividendi.
«Il risparmio potrebbe ammontare a più di 4 miliardi di dollari nel solo caso di Apple», ha riferito il professore.
Fonte: Italia Oggi