Paolo Soro

Usa, supersconto sui capitali esteri

Una lacuna legislativa nel piano Trump che consente un enorme risparmio fiscale sui capitali detenuti all’estero dalle aziende americane.

Manipolando le posizioni dei loro capitali detenuti all’estero, fattore determinante ai sensi della nuova legge, le multinazionali Usa potrebbero risparmiare milioni di dollari grazie a un passaggio contabile, secondo Stephen Shay, docente di diritto tributario presso la Harvard Law School.

La scappatoia comporta un passaggio tra le aliquote fiscali del 15,5 e dell’8% che le società devono pagare sui 2,6 trilioni di dollari detenuti all’estero.

I profitti generati, rimasti esentasse grazie ad un differimento delle imposte dovute, secondo la riforma, verranno rimpatriati con tassazione al 15,5% per le disponibilità liquide o all’8% per gli investimenti meno liquidi.

Entrambe le aliquote sono molto inferiori sia al 35% dell’imposta sul reddito delle società antecedente alla riforma, sia alla nuova aliquota del 21%.

Per ridurre ulteriormente le imposte, secondo gli esperti, le multinazionali potrebbero avere la possibilità di spostare i guadagni stranieri all’interno della fascia di tassazione dell’8% e fuori dalla fascia del 15,5%.

La scappatoia, che rende possibile lo spostamento dell’aliquota, riguarda una formula per calcolare la quantità di guadagni stranieri soggetti all’aliquota più elevata.

Il limite, per applicare l’aliquota del 15,5%, è la posizione di liquidità della società estera, calcolata come la maggiore tra: la media degli ultimi due anni fiscali, o il saldo di cassa alla fine dell’ultimo anno fiscale, cioè prima del 1° gennaio 2018.

Le aziende, quindi, pagherebbero il tasso del 15,5% sulle somme calcolate dalla formula.

Invece, alla cifra che supera tale calcolo viene applicato l’8%. Secondo gli esperti, quindi, alcune multinazionali potrebbero ridurre le loro posizioni liquide, attraverso distribuzioni legittime, compresi i pagamenti dei dividendi.

«Il risparmio potrebbe ammontare a più di 4 miliardi di dollari nel solo caso di Apple», ha riferito il professore.

Fonte: Italia Oggi

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