Paolo Soro

Il beneficiario effettivo tra abuso e libertà fondamentali

La Corte UE analizza la clausola anti-abuso e le ripercussioni sul beneficial owner.

Il 10 ottobre si è tenuta l'udienza della “Grande Chambre” della Corte di Giustizia relativamente alle sei cause danesi in tema di beneficiario effettivo (si veda il Sole 24 Ore del 5 ottobre scorso). All’udienza hanno partecipato, oltre al governo danese, alle parti private ed all’Avvocato Generale Kokott, anche la commissione e i governi tedesco e del Lussemburgo.

Nel corso dell’udienza, con riferimento agli interessi, sono stati trattati casi relativi a finanziamenti back to back (in cui entità lussemburghesi hanno ricevuto finanziamenti da soggetti extra Ue erogandoli per pari importo e durata a società danesi e ritraendone un piccolo spread).

Nel caso dei dividendi le operazioni riguardano l’acquisto da parte di società Ue di partecipazioni in società danesi, con cedente extra Ue, i cui dividendi distribuiti sono poi utilizzati dall’acquirente Ue per ripagare il debito costituito dal prezzo verso il cedente oppure operazioni in cui il percettore Ue ridistribuisce il dividendo a stretto giro, tramite dividendi, interessi o ripagando debito, nelle mani del controllante extra Ue.

Nel corso dell’udienza la nozione di beneficiario effettivo è rimasta, sostanzialmente, sullo sfondo mentre i temi trattati hanno riguardato principalmente due questioni poste dalla Corte prima dell’udienza ai partecipanti. La prima questione attinente al tema fatto valere dalle parti private circa l’assenza nell’ordinamento danese, al tempo dei fatti di causa e similmente a quanto accadeva nella causa Kofoed (C-321/05), di una clausola antiabuso idonea a contrastare il Directive shopping. La seconda attinente all’inquadramento delle “strutture finanziarie volte ad evitare l’imposizione” (“financial construction to avoid paying tax”) nel contesto delle Direttive e delle libertà fondamentali.

Inoltre il Presidente ha richiesto il contributo dei partecipanti all’udienza circa l’individuazione del soggetto (l’autorità fiscale o il contribuente) su cui dovrebbe incombere l’onere di individuare il beneficiario effettivo nell’ipotesi in cui il percettore diretto del reddito non integri tale qualifica.

Di particolare interesse le precisazioni effettuate dalla Commissione secondo cui la clausola antiabuso della direttiva Atad volutamente si discosta, nel senso di ampliarla per di colpire anche ipotesi di “tax avoidance”, dalla nozione di abuso sviluppata dalla Corte e sulla possibilità che, nei casi in esame, il beneficiario effettivo sia extra EU (e la Danimarca applica la ritenuta) oppure che il medesimo, pur Ue, sia immerso in una struttura artificiale (e la Danimarca disconosce la struttura ed applica la ritenuta). Su tale ultimo aspetto, inoltre, la Commissione ha precisato che per scongiurare l’abuso potrebbe non essere sufficiente la c.d. “physical presence” del percettore dovendosene valutare anche l’attività economica effettivamente svolta (c.d. real activity).

La Commissione, inoltre, ha sottolineato che, a differenza di quanto pare emergere dalla decisione sul caso Italmoda (C-131/13), è necessario tenere separati e distinguere chiaramente i casi di evasione o frode da quelli di abuso o tax avoidance.

L’intervento del Governo lussemburghese si è incentrato principalmente nel sostenere la possibilità delle società di investimento in capitale di rischio (Sicar) di godere delle Direttive, seppur parte del loro reddito, al ricorrere di certe condizioni, sia esente da imposte.

Infine il Governo tedesco ha precisato che una lettura stretta della clausola antiabuso, che impedisca di contrastare fenomeni di “channeling of funds”, potrebbe costringere ad un ripensamento (“withdrawal”) delle Direttive ed ha affermato che il caso della Sicar è assimilabile al caso attinente alle entità olandesi soggette ad aliquota zero (C-448/15).

Al termine dell’udienza l’Avvocato Generale Kokott ha annunciato la pubblicazione delle proprie Conclusioni in data primo marzo 2018. Ciò lascia presagire che le decisioni sui casi in oggetto non interverranno prima dell’estate del prossimo anno.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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